Brexit: la sera in cui l’Europa non è stata più la stessa
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Brexit: la sera in cui l’Europa non è stata più la stessa
Sembra strano parlarne ora, anche perché pare esser passato un tempo infinito da quel 31 gennaio 2020, un momento prima che il mondo intero cadesse in ginocchio per la pandemia di Coronavirus.
Ho avuto bisogno di far passare un po’ di tempo da quel periodo, perché è stato tutto molto intenso.
Londra, il Giappone, il lockdown e poi la Sicilia. Una terra che ci ha regalato tanto negli ultimi due mesi, in termini di bellezza e collaborazioni.
A fine gennaio, noi di Traveltherapists, ci trovavamo a Londra. Con il senno di poi, siamo felici di esserci state solo qualche mese fa, anche perché attualmente come sapete, recarsi in Inghilterra non è tanto sicuro per i numeri di infezione da Covid-19.
E comunque per ora, come sappiamo tutti, viaggiare non consente di essere “spensierati” come prima, dato che da un momento all’altro posso essere predisposti altri blocchi o quarantene.
Il nostro alloggio, una piccola casetta in stile vittoriano, si trovava nell’East London.
Come molti sanno, è una delle zone più economiche (ma anche multietniche) dove pernottare a Londra.
Il pomeriggio del 31 gennaio, in quella zona, sembrava un giorno come un altro, ma bastava spostarsi nei punti più centrali (quelli del famoso square mile), per capire che c’era qualcosa di diverso.
Era il giorno della Brexit: la sera in cui l’Europa non è stata più la stessa.
Scritta di protesta contro Boris Johnson
Il 31 gennaio per le strade di Londra si leggevano gli umori più diversi
Installazioni dedicate, cartelli di protesta e di esultanza, a secondo dello schieramento “Leave” or “Stay”.
Abbiamo visto un signore vestito come un medico dell’Ottocento con tanto di bombetta, avanzare a passo lento attraverso Trafalgar Square.
Con lo sguardo basso, sulle note della marcia funebre proveniente dalla playlist del suo telefono, mostrava la sua maschera di tristezza ai passanti.
Sarcastiche ghirlande funebri dedicate all’Unione Europea, erano appoggiate agli angoli delle strade.
Cittadini e turisti, osservavano questo spettacolo, fra il divertimento, l’imbarazzo e la tristezza.
Per la Brexit a Londra sono stati organizzati eventi in piazza come si fa per Capodanno
Ovunque per le strade, locandine di eventi serali nelle piazze, per fare il conto alla rovescia, come si fa per il veglione di Capodanno.
Sì, è vero: sarebbe stato interessante andare in una piazza qualsiasi, osservare dal vivo un momento storico di questa portata.
Ma avevamo visto troppa esaltazione, troppa ripugnanza nei confronti della UE.
Vedere la felicità di un paese grande e importante come la Gran Bretagna nel lasciare L’Unione, ci faceva troppo male, lo ammetto.
E poi il giorno dopo abbiamo scoperto che durante le notte, le due fazioni pro e contro Brexit, si sono menate in vari punti della capitale inglese, complici, forse, il troppo alcool e l’adrenalina. Quindi è stato meglio così.
festeggiamenti pro Brexit 31 gennaio 2020
L’Unione Europea porta con sé doveri ma diverse opportunità
Al di là, di come la si pensi, l’Europa merita di essere unita, perché ciò consente tante opportunità in più per tutti.
Non parliamo solo di evitare guerre come nei precedenti secoli (che non è cosa da poco), ma tante possibilità in più per i giovani e chi desidera progettarsi altrove.
Ovviamente, ci fermiamo qui con la lista dei pro e contro, perché sappiamo che ognuno ha una sua idea in merito.
Quella sera ci siamo ritirate nella nostra casetta londinese, come fosse una sera qualunque, ma con un certo disagio.
Dopo cena abbiamo seguito la diretta in televisione sulla Brexit e abbiamo filmato la tv inglese in vari momenti, fra cui quello del countdown che vi mostro di seguito.
Non vi so dire perché lo abbia fatto, non avevo pensato di scrivere un articolo in merito. Forse volevo solo fermare quel momento per sempre, o documentarlo semplicemente.
E’ stato un momento strano e triste per noi, ma ovviamente nulla rispetto a ciò che è successo all’intera umanità nel giro di poco tempo.
Il Big Ben, ingessato oramai da anni per i lavori di restauro, non poteva in realtà suonare perché la campana originale è stata rimossa temporaneamente per il restauro.
Sappiamo che hanno scelto di usare il suono registrato della mitica torre dell’Orologio londinese per sancire la Brexit. Anche questo ci è sembrato un po’ triste.
Il giorno dopo, il 1 febbraio 2020, Londra sembrava davvero reduce dal un veglione di fine anno.
Nella Tube, la metro londinese, già alcune scritte nostalgiche sottolineavano amaramente la tristezza legata alla Brexit. Come se fosse già passato molto tempo.
Ma Londra non è il resto del paese. E altrove la pensano in modo diverso e questo va rispettato.
Insomma, il Regno Unito non è più un membro dell’Unione europea, e a noi questa cosa crea un certo magone.
In questa estate complicata, i funzionari del paese e dell’UE hanno trascorso il tempo cercando di concordare quale sarà la relazione futura.
1 febbraio 2020 la Tube di Londra mostra la sua posizione nei confronti della Brexit “Londra è aperta oggi e sempre.”
La relazione fra Unione Europea e Gran Bretagna è ancora nebulosa
Sono passati ben sei mesi dalla Brexit, ma entrambe le parti devono ancora elaborare le regole per la loro nuova relazione.
Le normative relative a commercio, aviazione, immigrazione, sicurezza, accesso al mare per la pesca, dovranno essere negoziate da entrambi i parlamenti entro fine anno.
Dal 1 febbraio, il Regno Unito è entrato in un periodo di transizione con l’UE, momento nel quale il Regno Unito sta ancora seguendo le regole dell’UE e commercia allo stesso modo di prima. Questo periodo di transizione durerà fino al 31 dicembre 2020.
In Scozia le reazioni alla Brexit sono meno entusiastiche
Cosa succede se non si trova un accordo fra Gran Bretagna e Unione Europea entro il 31 dicembre 2020?
Al termine del periodo di transizione, il Regno Unito lascerà in automatico i principali accordi commerciali dell’UE che sono mercato unico e unione doganale.
Accordi che favoriscono gli scambi e non comportano addebito di tasse.
Tuttavia, se non ci sarà un nuovo accordo commerciale, le tasse e i controlli di frontiera completi, sarebbero applicati alle merci del Regno Unito che viaggiano verso l’UE.
Ciò porterebbe le merci del Regno Unito ad avere costi più alti e di conseguenza, ad essere difficili da vendere nell’UE. Inoltre, i controlli completi alle frontiere potrebbero causare lunghi ritardi nei transiti.
In più, il mancato raggiungimento di un accordo porterebbe anche l’industria dei servizi britannica (banche, musicisti, cuochi, avvocati, etc.) a perdere il suo accesso garantito all’UE.
In sintesi, qualsiasi accordo commerciale Regno Unito-UE dovrebbe coprire sia beni che servizi.
Insomma, anche se il Regno Unito ha lasciato l’UE con un accordo, senza chiare regole sulle relazioni tra Regno Unito e Unione europea, saranno necessari piani di emergenza ulteriori.
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