Chi sono gli Hikikomori? Il ritiro sociale in Giappone

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Chi sono gli Hikikomori?

Chi sono gli Hikikomori? Il ritiro sociale in Giappone

Hikikomori ( 引き籠もり), letteralmente significa “stare in disparte”.  Infatti, la parola Hikikomori è comporta dai verbi hiku (tendersi) e komoru (ritirarsi).
In Giappone, la gente pensa agli hikikomori come a giovani pigri, affetti da problemi di personalità rinchiusi nella loro stanzetta, magari giocando ai videogames.
La realtà, però, è che la maggior parte degli hikikomori giapponesi, sono persone che non riescono a rientrare nella società dopo aver smarrito la strada e sono stati costretti al ritiro.
Gli hikikomori in Giappone, vivono una situazione particolare: è come se fossero costretti a chiudersi nella loro solitudine.
In tal senso, gli hikikomori giapponesi mancano di relazioni, più che della possibilità di avere la forza di uscire.
Chi sono gli hikikomori?

Chi è un hikikomori?

Un hikikomori è definito dal Ministero della Salute, del Lavoro e del Benessere giapponese, come “qualcuno che è rimasto isolato in casa per almeno sei mesi consecutivi, senza andare a scuola o al lavoro e raramente interagisce con persone esterne alla propria famiglia”.
Il termine fu coniato dallo psichiatra Tamaki Saito alla fine degli anni Novanta, per descrivere i giovani che si erano progressivamente ritirati dalla società, attori di una serie di incidenti violenti.
Questi ultimi, coinvolgevano infatti degli hikikomori e questo contribuì a crearne l’immagine condivisa a livello sociale, come di sociopatici pericolosi.
Hikikomori non deve essere confuso con il termine “Otaku”, ovvero, soggetti estremamente appassionati di fumetti, anime e videogiochi.
La condizione psicologica dell’hikikomori, invece, riflette dinamiche più complesse e profonde.

Chi sono gli hikikomori?

Chi sono gli Hikikomori? Perché una persona diventa hikikomori?

In un recente studio che indaga su una parte più “matura” della popolazione diventata hikikomori, considera un evento saliente come fattore scatenante.
La maggior parte, sia uomini che donne, avrebbe iniziato a ritirarsi dalla società dopo il pensionamento, secondo l’indagine, che è stata condotta a dicembre 2019 e ha coinvolto 5000 famiglie.
Lo studio ha mostrato che il 46,7% dei reclusi ha vissuto in questo modo per almeno sette anni, evidenziando una tendenza in cui le persone anziane si chiudono nelle loro case per periodi più lunghi.
Degli intervistati, il 21,3% ha dichiarato di essere stato isolato da quelli che li circondavano da tre a cinque anni.
Il numero di persone intervistate che hanno indicato la pensione come fattore scatenante per il loro ritiro è stato del 36,2%, seguito da coloro che hanno indicato problemi con i rapporti umani o la malattia, entrambi al 21,3%.
Coloro che hanno affermato di sentirsi disadattati sul posto di lavoro,  rappresentano il 19,1%.
Uno su tre hikikomori di età compresa tra 40 e 44 anni fa parte della generazione che ha vissuto una “era glaciale del lavoro”. Infatti hanno sperimentato estreme difficoltà da neolaureati a procurarsi un impiego stabile.
Hanno scelto il ritiro sociale tra i 20 ed i 24 anni, suggerendo quanto questa condizione influenzasse pesantemente la loro condizione psicologica.
O il padre o la madre di un hikikomori, hanno aiutato finanziariamente il figlio rinchiuso nel 34,1% dei casi, e alcune famiglie fanno affidamento esclusivamente sulla pensione di un genitore.
Uno su tre, infatti, dipende finanziariamente dai genitori anziani.

Chi sono gli Hikikomori? L’evoluzione dell’immagine degli Hikikomori in Giappone

Negli ultimi anni, tuttavia, è emersa un’immagine diversa.
Nel dicembre 2018, l’ufficio del gabinetto giapponese, ha intrapreso un primo sondaggio di persone di età compresa tra 40 e 64 anni. I risultati, pubblicati a marzo 2019, hanno rivelato che circa 613000 persone di quella fascia d’età in Giappone sono ritenute hikikomori.
Ciò supera le circa 541000 persone di età compresa tra i 15 e i 39 anni che un sondaggio del Gabinetto del 2015 ha scoperto essere hikikomori.

L’ultimo sondaggio ha mostrato che il 76,6% dei reclusi di età compresa tra 40 e 64 anni sono uomini.

Si ritiene che il numero totale di reclusi sociali in Giappone sia superiore a 1 milione.
Un totale del 46,7% degli hikikomori intervistati, ha dichiarato di aver vissuto in quel modo per almeno sette anni e il 34,1% dei casi ha affermato di aver fatto affidamento sui propri genitori per il sostegno finanziario.
Il ministro del Welfare Takumi Nemoto ha descritto l’hikikomori di mezza età come “un nuovo fenomeno”.
Gli esperti sostengono che i risultati del sondaggio stanno semplicemente portando alla luce qualcosa che è presente da tempo.
Chi sono gli hikikomori?

Chi sono gli Hikikomori? Una società dalla struttura rigida

La struttura della società giapponese è molto rigida e competitiva.
E’ molto difficile per le persone tornare in carreggiata, una volta che ne sono uscite.
La giornalista Masaki Ikegami si è occupata degli hikikomori per più di 20 anni e sottolinea come la maggior parte di questi, siano persone che hanno avuto difficoltà nella loro vita lavorativa e/o hanno subito maltrattamenti, molestie e mobbing.
Altri casi potrebbero riguardare persone che hanno avuto brutte esperienze a scuola o che hanno vissuto disastri, incidenti o malattie.
O ancora, persone che potrebbero aver lasciato il lavoro per prendersi cura dei genitori anziani e non sono più riuscite a tornare indietro. Insomma, ci sono molte ragioni diverse e può succedere a chiunque, a qualsiasi età.

Chi sono gli hikikomori?

Chi sono gli Hikikomori? Fallimento e vergogna

Sentimenti di fallimento e vergogna sono comuni tra gli hikikomori di tutte le età.
Per esempio, se ci si laurea in Giappone, ma non si riesce a trovare lavoro, l’opinione pubblica è giudicante e rimanda costantemente il messaggio di non potere stare inoccupati.
L’immagine popolare di un hikikomori, è di qualcuno che non lascia mai la propria stanza ma, in realtà, solo una piccola percentuale corrisponde a quella descrizione.

L’incapacità di affrontare le persone

Un hikikomori è in grado di frequentare luoghi in cui si sente sicuro.
Queste persone, dato che non lavorano, pensano di essere criticati e liquidati come inutili.
Pensano che le persone inizieranno a fare prediche, quindi evitano i luoghi in cui hanno probabilità di incontrare conoscenti.
Gli hikikomori frequentano biblioteche, minimarket o stazioni ferroviarie.
Girano per luoghi in cui non conoscono nessuno, o dove è improbabile che qualcuno inizi a parlare con loro.
Alcune persone scelgono di andare in negozi di alimentari, solo se l’impiegato è straniero e quindi non c’è possibilità di parlare giapponese.

Una vergogna “familiare”

Secondo il professore Saito dell’Università di Tsukuba, considerato il principale esperto di ritiro sociale, quel senso di vergogna può estendersi a tutta la famiglia di un hikikomori.
In Giappone, le persone che fanno le cose in modo diverso dagli altri, o che si distinguono sono malviste. Quindi immaginiamo l’idea che si può avere degli hikikomori.
Quando le persone si rendono conto di essere diventate hikikomori, sanno che la società penserà male di loro, e quindi la temono.
La famiglia pensa allo stesso modo.
Quando si rendono conto che il figlio/a non esce di casa e non lavora, cercano di nasconderli dalla società.
Saito spiega che le cattive relazioni familiari sono spesso la causa principale del ritiro sociale.
E’ improbabile che un hikikomori sfugga alla sua situazione senza l’aiuto di qualcuno di esterno.
Questo potrebbe venire da un amico, insegnante o parente che interviene in modo non forzato, spingendo gli hikikomori a cercare una consulenza professionale.

I gruppi di coercizione

Esiste in Giappone, un numero crescente di gruppi di supporto che usano la forza per portare gli hikikomori fuori dalle loro stanze.
Tali gruppi credono che la coercizione, piuttosto che il dialogo aperto, sia il modo migliore per affrontare il ritiro sociale, ma esperti come Saito non sono d’accordo.
Questi gruppi costringono gli hikikomori a uscire di casa e gli impongono un qualche tipo di allenamento, ma non è efficace.
Dopo essersi preso cura di loro per circa tre mesi, gli hikikomori tornano al loro ritiro sociale.
Ma ci sono anche segni che la società giapponese stia iniziando a prendere una visione più compassionevole degli hikikomori.

Dalla questione delinquenza alla questione salute

Di recente, il governo metropolitano di Tokyo ha spostato i suoi servizi di supporto hikikomori nella giurisdizione della sua divisione salute e benessere.
In precedenza, la “questione” hikikomori era considerata una questione di delinquenza giovanile.
Ikegami afferma che attualmente ci sono pochi servizi di supporto per gli hikikomori che hanno più di 40 anni, ma spera che i risultati dell’ultimo sondaggio possano aiutare a cambiare la situazione.
Tuttavia, mette anche in guardia dall’adottare lo stesso approccio dei servizi di supporto rivolti ai giovani hikikomori, che secondo lui sono fortemente orientati verso la questione lavoro.
Gli over 40, hanno dovuto abbandonare il loro impiego perché hanno subito molestie o maltrattamenti sul posto di lavoro, quindi sarebbe un errore cercare di costringerli a tornare in quell’ambiente.
L’obiettivo principale da raggiungere, per queste persone è prima di tutto sopravvivere.
Le persone che hanno troppa paura persino di uscire, hanno subito un trauma ed è innanzitutto fondamentale costruire relazioni umane.
Ma con così tanti stereotipi e idee sbagliate che hanno preso piede nel corso degli anni, sensibilizzare l’opinione pubblica, può essere difficile.
La gente spesso percepisce gli hikikomori come un esercito criminale sotterraneo.
Non tutte le persone si rendono conto che un hikikomori è qualcuno che non ha contatti umani.
Le persone pensano che sia una paura fisica, qualcosa che riguarda la paura dello spazio, un po’ come accade con l’agorafobia.
In realtà gli hikikomori possono uscire, ma è la mancanza di relazioni umane a devastarli.
Gli atteggiamenti stanno cambiando gradualmente.
Sempre più persone stanno cercando di capire e questo grazie a pubblicazioni come la rivista prodotta dalla comunità giapponese degli hikikomori chiamata Hikipos.
Diventa fondamentale parlare al grande pubblico, altrimenti l’immagine sociale degli hikikomori non cambierà mai in meglio e continuerà a rappresentare una penosa condizione psicologica e sociale.

firma marzia parmigiani

Fonte: Tamaki Saitō, Hikikomori: Adolescence Without End, University of Minnesota Press, 2013

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