I pregiudizi contro gli ebrei nel 2020

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I pregiudizi contro gli ebrei nel 2020

Una premessa

Oggi è il 27 gennaio. E’ il Giorno della Memoria.
Si tratta della giornata nella quale ogni anno vengono commemorate le vittime dell’Olocausto.
Sono passati tanti anni, da quei tristi eventi, ma gli attuali rigurgiti di razzismo in Europa, e non solo, impongono una riflessione.
La situazione allarmante dell’odio e del razzismo, contro ciò che pare diverso da noi, sta raggiungendo livelli problematici.
Perciò dedicheremo diversi articoli a queste tematiche: pregiudizi, xenofobia e stereotipi.
Ebrei, immigrati, minoranze di ogni genere: è giusto parlarne al di là di ogni tabù.
Non si può pensare di viaggiare per il mondo, odiando il prossimo.

Uno strano caso

In questa particolare data però, dove si ricordano gli eventi della Shoah, Traveltherapists, vi conduce in un viaggio su i pregiudizi contro gli ebrei nel 2020.
Speriamo in questo modo, di aiutare i nostri lettori a comprendere meglio, i meccanismi che portano questi strani picchi di odio verso la comunità ebraica.
Non è una presa di posizione politica, la nostra, bensì un tentativo di riflessione dovuta.
I recenti eventi riguardanti la senatrice Liliana Segre e la commissione anti odio, non possono essere ignorati.
Sono sicura che dentro di voi, almeno una volta, vi siete chiesti: perché proprio gli ebrei?
Perché il pregiudizio contro il popolo ebraico si esprime in ondate improvvise ed incostanti?
Le ricerche fatte in merito, mostrano sentimenti ambivalenti nei confronti del popolo ebraico per il quale le persone esprimono risentimento, ma anche un riluttante rispetto.

La base del pregiudizio

Molte persone, ovviamente, favoriscono i gruppi a cui appartengono e non amano i gruppi a cui non appartengono.
Questa è la base deplorevole del pregiudizio. 
Anche l’odio verso i gruppi, però, si manifesta in diversi modi.
Perché alcuni gruppi (come i barboni) hanno un andamento più o meno costante nel non piacere?
Come mai, gruppi (come gli ebrei) sono soggetti a improvvise ondate di odio, persino uccisioni di massa come nella sinagoga di Pittsburgh nel 2018?

In-group” e “Out-group”

Per molti decenni gli psicologi hanno concepito il pregiudizio come un’antipatia unidimensionale.
Le persone adorano i loro “in-group” (i membri del loro stesso gruppo) e odiano gli “out-group” (i membri di gruppi differenti dal loro).
Gli studi classici di psicologia sociale, hanno inoltre dimostrato che facendo indossare due diverse pettorine ad un insieme di persone, per formare due gruppi separati, (come due squadre di calcio), sia sufficiente a far percepire i membri di ciascun gruppo come due parti separate.
Questo approccio “noi contro loro”, però, non è riuscito a rendere conto delle complessità del pregiudizio nel mondo reale.

Una nuova teoria del pregiudizio

Per comprendere meglio i vari modi in cui si manifestano questi fenomeni, gli psicologi Amy Cuddy, Susan Fiske, Peter Glick, hanno sviluppato una nuova teoria del pregiudizio.
Questa si concentra sul contenuto degli stereotipi nei confronti dell’out-group. 
I ricercatori hanno scoperto che il modo in cui un out-group viene stereotipato, predice come viene espresso il pregiudizio nei suoi confronti.
Questa teoria, testata dai ricercatori e da altri in centinaia di studi, in molte culture, aiuta a spiegare perché l’antisemitismo spesso si concretizza in esplosioni così violente.
La ricerca ha costantemente scoperto che le persone stereotipano la maggior parte dei gruppi non come singolarmente buoni o cattivi.
I gruppi vengono classificati secondo due dimensioni: “calore” e “competenza”.

“Calore” e “competenza”

Nella misura in cui un gruppo è considerato di buon carattere, sincero e affidabile, è considerato caldo.
Se è considerato privo di tali qualità, è considerato freddo.
Allo stesso modo, se un gruppo è visto come ambizioso, intelligente e abile, è considerato competente.
Tuttavia, se non ha le suddette qualità, viene considerato incompetente.
Questi stereotipi, inutile dirlo, non sembrano derivare da un’attenta osservazione dei gruppi in questione.
Al contrario, sembrano inferenze tratte dalla posizione di un gruppo nella società.
Le persone presumono che i gruppi di successo socioeconomico, debbano essere competenti e che i gruppi svantaggiati debbano essere incompetenti. 
Allo stesso modo, i gruppi che vengono visti in concorrenza per le risorse, vengono stereotipati come freddi, mentre i gruppi che vengono visti come alleati, vengono stereotipati come caldi.

Memoriale dedicato agli ebrei a Budapest

I gruppi di riferimento culturale

Gli In-group ed i gruppi di “riferimento culturale” (la classe media ed i cattolici sono esempi comuni in Italia) tendenzialmente vengono stereotipati come caldi e competenti: una categoria totalmente positiva. 
In netto contrasto, i gruppi ai margini della società che sono accusati della loro situazione difficile e visti come uno spreco di risorse (come possono essere i senzatetto, gli immigrati o i tossicodipendenti), sono stereotipati come freddi e incompetenti, una categoria totalmente negativa. 
La discriminazione nei confronti dei gruppi stereotipati in questo modo si esprime in genere attraverso il disprezzo, la stigmatizzazione ed il desiderio di metterli al bando.

Nulla è solo bianco o nero

Al di là di ogni tentativo di semplificazione (il mondo è una realtà ben complessa), la maggior parte dei gruppi studiati, evidenzia tuttavia stereotipi ambivalenti. Caldi ma incompetenti, o competenti, ma freddi. 
Non sono stereotipati semplicemente come buoni o cattivi.
E questo porta a schemi di discriminazione più sottili e complessi.
Pensiamo per esempio, agli anziani o ai disabili.
Quali stereotipi vi vengono in mente?
Praticamente quasi tutti gli studi, rivelano che le persone anziane ed i disabili, sono stereotipate come calde, ma incompetenti. 
Il loro calore percepito suscita affetto e sostegno, mentre la loro incompetenza percepita suscita mancanza di rispetto e abbandono.
Le persone provano una sorta di condiscendenza compassionevole e pietà verso di loro.
Ciò porta a un trattamento paternalistico, come parlare inutilmente lentamente ed in modo eccessivamente accattivante. 

Menorah – il candelabro ebraico

Il caso degli ebrei

Nella ricerca di Cuddy, Fiske e Glick, uno stereotipo diffuso sugli ebrei, come quello di altre minoranze di successo socioeconomico (asiatici e americani), rientra nel quadrante di competenza, ma freddo. 
I gruppi di questo quadrante suscitano rispetto, ma anche risentimento per il loro successo, una sorta di pregiudizio basato sull’invidia. 
Il modo in cui opera il pregiudizio basato sull’invidia, dipende dalla stabilità del mondo.

La stabilità del contesto socioeconomico

Come è stato dimostrato in esperimenti di laboratorio, studi sul campo e analisi storiche, se una società, la sua economia e il suo governo sono visti come sicuri, le persone guarderanno favorevolmente a gruppi stereotipati come competenti, ma freddi, perché la loro competenza percepita è valutata positivamente. 
Quando i tempi sono buoni, la componente del risentimento del pregiudizio basato sull’invidia passa in secondo piano.
Quando però emerge una crisi ed i tempi si fanno difficili, i pregiudizi possono incendiarsi.
Il collasso della società, le difficoltà economiche e le turbolenze politiche, possono attivare il risentimento verso le minoranze di alto livello, che sono viste come concorrenti per risorse limitate o persino nemici pericolosi. 
La competenza stereotipata di tali gruppi, quando sono sospettati o accusati di cattiva volontà “fredda”, improvvisamente rappresenta una seria minaccia. 
L’invidia nei confronti di questi gruppi diventa instabile, trasformandosi in rabbia e stimolando le forme più estreme di discriminazione: danno intenzionale e persino annientamento.

Il muro del pianto a Gerusalemme

La storia è maestra

Sulla scia della sconfitta della Germania nella prima guerra mondiale e della successiva crisi economica, gli ebrei furono designati come i principali responsabili del disastro. 
In Ruanda negli anni ’90, i Tutsi, un altro gruppo di minoranza di alto rango, furono accusati dei gravi problemi economici del paese e sistematicamente massacrati dai loro compatrioti, in soli tre mesi.

Auschwitz – Campo di concentramento

Alleati o nemici?

Passare da essere “alleati” in tempi sicuri, a “nemici” in tempi insicuri, è un attimo. I gruppi minoritari di alto livello possono rapidamente diventare vittime e capri espiatori.

Repentinamente, possono essere percepiti come artefici delle difficoltà della società, che devono essere contenute o eliminate.

Nello spiegare una crisi, il gruppo minoritario di alto rango, deve essere considerato potente e irraggiungibile, di conseguenza, non controllabile.

Un nemico non controllabile deve essere distrutto: questa è la giustificazione psicologica del genocidio, l’autodifesa nei confronti di un nemico che vuole la nostra fine.

Quindi, in circostanze sbagliate, lo stereotipo “competente, ma freddo” proprio a causa della sua componente positiva, può diventare oggetto di discriminazione e volontà di distruzione.

Ci troviamo da anni nel mezzo di una crisi economica e valoriale molto ampia: occorre fare molta attenzione.

Marzia Parmigiani

Bibliografia: Cuddy, A.; Fiske, S.T.; Glick, P. – The Bias Map: Behaviors from Intergroup Affect and Stereotypes in Journal of Personality and Social Psychology (2007).

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