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Il Bosco Sacro di Bomarzo
La storia del Bosco Sacro di Bomarzo, più comunemente noto come il Parco dei Mostri, inizia come una storia romantica e malinconica che potrebbe essere stata l’ispirazione per il romanzo di Madame de Villeneuve del 1740, La bella e la bestia.
La storia di Bomarzo
Un tempo, un principe italiano del Rinascimento, innamorato appassionatamente di sua moglie, decise di far costruire un meraviglioso giardino in suo onore.
Il principe a cui fu commissionato il parco fu Vicino Orsini. Patrono delle arti e studioso dilettante, aveva ereditato da suo padre il ducato locale di Bomarzo.
Vicino Orsini era molto vicino alla famiglia Farnese e fece amicizia con la maggior parte dei famosi letterati del suo tempo.
Frequentava Bernardo Tasso e Annibal Caro, come dimostrano le numerose iscrizioni e riferimenti letterari in tutto il giardino, alcuni dei quali sono ora erosi.
Nel 1552, Orsini creò da un terreno selvatico pieno di rocce senza forma, un luogo magico e incantevole.
Questo posto si trova appena fuori dalla cittadina medievale di Bomarzo (provincia di Viterbo), sulle colline del Lazio.
I lavori furono intrapresi da Pirro Ligorio, lo stesso architetto che costruì la Villa d’Este di Tivoli e terminò la Basilica di San Pietro alla morte di Michelangelo.

Dettaglio della “Bocca dell’inferno”
Il giardino di Bomarzo è un’opera unica fra realtà e fantasia
Bomarzo divenne un’opera d’arte unica, a metà strada tra realtà e fantasia. Non segue nessuna delle regole conosciute di geometria, tipologia e simbologia degli altri giardini italiani rinascimentali.
A prima vista, appare come un’enigmatica galleria manierista di sculture bizzarre, a volte mostruose, ma questa è solo la punta dell’iceberg.



Nettuno con in mano un delfino che rappresenta il Tevere. Fonte: Instagram
Bomarzo, il libro nella pietra
La pietra utilizzata per le sculture è tufo grigio-marrone di origine vulcanica che può essere facilmente tagliato.
Questo, però, non può essere finemente lavorato, il che spiega perché le statue sono scolpite in modo grossolano.
Gli enormi mostri di pietra, apparentemente senza alcun collegamento, sembrano essere stati sparpagliati lì quasi a caso.
Il parco non è come nessun altro giardino tipico italiano che si visita solo per il piacere di ammirare le varie specie botaniche e forme geometriche.
Il Bosco Sacro è più simile a un “libro del giardino” o “libro nella pietra” come lo descrivono lo storico dell’arte John-Paul Stonard e lo scrittore argentino Manuel Mujica Lainez.
Un luogo che puoi davvero apprezzare solo se hai anche qualche idea delle opere di Dante, Ariosto, Petrarca, Bitussi, Francesco Colonna e Bernardo Tasso.


Le opere di Bomarzo sono ispirate dalla letteratura
Alcune scene raffigurate nel giardino possono evocare episodi di opere barocche come Il Canzoniere di Petrarca o il poema epico Amadagi di Bernardo Tasso.
Si trovano cenni dell’epopea romantica di Orlando Furioso di Ludovico Ariosto.
Tuttavia, nessun consenso è stato raggiunto tra gli storici per una spiegazione comune e definita per l’intero giardino.
Come afferma lo storico dell’arte John-Paul Stonard: “Costruito piuttosto con immagini e idee, il giardino e le sue statue possono essere letti dal visitatore illuminato come un libro, fornendo un viaggio filosofico attraverso temi come l’amore, la morte, la memoria e la verità. Il libro del giardino di Vicino è, tuttavia, oscuro e ambiguo, e richiede la conoscenza di poeti come Dante, Petrarca e Ariosto; ogni lettura produce un diverso insieme di idee che riflettono la complessa personalità di Vicino stesso. “



Bocca dell’inferno, la scultura più famosa a Bomarzo
Le varie interpretazioni del Bosco Sacro di Bomarzo
Molte interpretazioni sono state avanzate cercando di spiegare il significato dietro la struttura, i personaggi e il design del parco.
La leggenda narra che il principe fece costruire il giardino alla morte di sua moglie, come una sorta di poema enigmatico e romantico del suo amore perduto.
Tuttavia, i piani e l’esecuzione precedono la perdita di sua moglie.
Vicino Orsini sposò Giulia Farnese, cugina del cardinale Alessandro Farnese, nel 1544.
Sua moglie morì nel 1560.
Alcune fonti sostengono addirittura che non fu Vicino, ma suo padre Giancorrado Orsini a inventare per primo l’idea del Bosco Sacro.
Ciò che è vero è che il principe fece costruire un tempio all’interno del giardino in memoria di sua moglie.
Secondo lo scrittore argentino Manuel Mujica Lainez e altri, il giardino potrebbe essere una sorta di ritratto interiore di Vicino Orsini.
Un’opera che descrive la visione cavalleresca del mondo del principe, in un modo che è stato deliberatamente lasciato enigmatico.
Altri storici dell’arte pensano che Orsini possa aver creato il giardino in opposizione alla perfetta simmetria e disposizione dei grandi giardini rinascimentali italiani, come una sorta di antitesi del loro classicismo e ordine.
Quello che è certo è che Orsini si aspettava che i visitatori facessero affidamento sul proprio intelletto per apprezzare appieno la bellezza e il mistero del giardino, come risulta dalla seguente iscrizione su una delle sfingi all’ingresso del parco:
“Tu ch’entri qua con mente parte a parte et dimmi poi se tante meraviglie sien fatte per inganno o pur per arte.”
Molto probabilmente, il giardino a cui Vicino Orsini dedicò la sua vita era quasi sconosciuto ai suoi contemporanei, a parte i suoi amici letterari.



Gigantomachia raffigurante Orlando, ma anche Ercole e Lica. Fonte instagram
La famiglia Bettini ed il Bosco Sacro di Bomarzo
Dopo la sua morte, il parco cadde in rovina. Successivamente, fu riscoperto e restaurato quattrocento anni dopo dalla famiglia Bettini a cui il giardino appartiene ancora oggi.
La famiglia Bettini acquistò il parco nel 1870. Tuttavia, soltanto nel 1954 Giovani Bettini e sua moglie Tina Severi, iniziarono il restauro del giardino per riportarlo al suo antico splendore.
Fu allora, quando il parco fu riscoperto dalla popolazione locale, che fu ribattezzato “Parco dei mostri”.
Salvador Dalí visitò il parco nel 1938. Si ritiene che l’ispirazione per il suo dipinto del 1946 “La tentazione di Sant’Antonio”, sia stata ispirata dalla sua visita al Bosco Sacro di Bomarzo.
Marzia Parmigiani
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