Italiani “pizza e mandolino”, sì, parlo con voi. Vi fa ridere?
Forse non era così per i nostri connazionali immigrati, un secolo fa ed anche meno. Ed i meridionali? Gli asiatici? I neri?
Durante la mia vita, ho spesso combattuto contro il pregiudizio. Mio padre è veneto, mia madre è pugliese e sono cresciuta nel nord Italia. A parte i viaggi e qualche amicizia, conosco poco il sud Italia, così come le persone che vivevano attorno a me.
Affermare senza conoscere davvero
Eppure, quanti discorsi sulla malasanità delle regioni del sud, “bello solo per le vacanze, ma non ci vivrei.” Quante lamentele sulla “furberia” dei romani, la sporcizia dei campani o sulla tirchieria dei genovesi. Nessuna delle persone che mi diceva queste cose però, era mai stata in un ospedale del sud, o nella capitale. Tanto meno, avevano avuto a che fare con un genovese. Nel 2020, un milanese mi ha detto in modo convinto, che nella sua città si parla italiano, senza accento. Io che ho un accento lombardo, vi assicuro che non abbiamo la dizione da doppiatore!
Allora ho cominciato riflettere sulle convinzioni della gente e sulle mie. Ho scoperto di avere interiorizzato, senza nemmeno rendermene conto, una serie di “idee” verso “quelli diversi da me”, solo per averle sentite da altri nel mio contesto. Quando non viaggiamo, non abbiamo modo di toccare con mano altre realtà. Inferiamo le nostre conoscenze dai mass media o da racconti soggettivi di altri.
Quando ho iniziato a viaggiare e mi è capitato di mettere alla prova queste idee. Così è capitato che a Napoli abbia fatto buoni affari e che ad ogni caffè, mi abbiano rilasciato lo scontrino; mentre di recente a Venezia, non è successo. Ma i veneti non erano tutti precisi e per la legalità? Ed i giovani palermitani che pensavano che la loro città nel 2019, avesse battuto Milano per il numero di reati? non era così. Perché accade?
Cos’è il pregiudizio?
Il pregiudizio ed il razzismo hanno causato enormi sofferenze nel corso della storia, è molto importante cercare di capire come funzionano. Pregiudizio e razzismo si riferiscono entrambi a una visione negativa di un gruppo di persone, basata esclusivamente sulla loro appartenenza a quel gruppo. Il razzismo è una forma specifica di pregiudizio, che comporta atteggiamenti o comportamenti pregiudizievoli nei confronti di membri di un gruppo etnico. La definizione di razza è in qualche modo variabile, ma comunemente si riferisce a un gruppo etnico originario di un continente specifico, come persone di origine africana, europea o asiatica.
Stereotipi e pregiudizi
Lo stereotipo va di pari passo con il pregiudizio. Il termine stereotipo fu introdotto per la prima volta dal giornalista Walter Lippman nel 1922. Quando stereotipiamo le persone, attribuiamo loro una serie di tratti basati sull’unico tratto che segnala la loro appartenenza a un particolare gruppo. Gli stereotipi contemporanei comuni sono che gli asiatici siano grandi lavoratori e bravi in matematica, gli ispanici, passionali, i gay con ottimo gusto estetico e che gli ingegneri siano introversi.
Per definizione, gli stereotipi limitano e ignorano l’individualità delle persone.
Si prestano anche a ipotesi negative e dispregiative: in tal modo, lo stereotipo si fonde con il pregiudizio (attualmente basta un paio di occhi a mandorla per temere il coronavirus).
La tendenza a classificare
La tendenza a classificare la nostra esperienza in categorie, è un aspetto fondamentale della cognizione umana. Creiamo concetti per dare un senso alla complessità infinita che incontriamo nel nostro ambiente.
Questa è una parte necessaria del pensiero umano, che ci consente di elaborare le informazioni in modo efficiente e rapido. Se non creassimo categorie, ci sarebbe molta confusione. Nella categorizzazione sociale, inseriamo le persone in categorie.
Le persone distinguono anche i membri del loro gruppo di appartenenza, dai membri dei gruppi esterni.
Inoltre, le persone tendono a valutare i gruppi esterni più negativamente rispetto al proprio gruppo.
In questo modo, le categorie sociali si prestano facilmente agli stereotipi in generale e agli stereotipi negativi in particolare.
Favorire il proprio gruppo
Favorire il proprio gruppo rispetto ad altri, sembra essere una tendenza umana naturale.
In molti studi, le persone attribuiscono tratti più positivi al proprio gruppo che ad altri gruppi.
Come si può ridurre il pregiudizio sociale?
Dato un mondo variegato e multietnico, è di grande importanza comprendere i modi per ridurre il pregiudizio sociale. Negli anni Cinquanta, Gordon Allport introdusse l’ipotesi del contatto.
In questa prospettiva, il contatto inter-gruppo in condizioni positive può ridurre il pregiudizio sociale. Da allora, una considerevole ricerca ha supportato queste idee. I ricercatori Wright e Taylor, hanno anche notato l’efficacia dell’identificazione con un gruppo di super-ordinate: gruppi diversi, possono essere parte di un gruppo più grande, come l’umanità.
Sperimentare emozioni positive
Le esperienze emotive positive con membri di diversi gruppi, possono anche ridurre gli stereotipi negativi. Avere amici intimi di diversi gruppi è particolarmente efficace in questo senso. Infatti, è quasi impossibile mantenere uno stereotipo negativo di qualcuno che conosci bene. In secondo luogo, una relazione stretta promuove l’identificazione con l’altra persona e con i gruppi a cui appartiene. In altre parole, i rapporti con altre persone, diventano parte di ciò che siete.
Il valore del viaggio
In viaggio, vi è mai capitato di percepire quella bella sensazione di riconciliazione con la vita stessa? Se la risposta è affermativa, vi diciamo che dipende dal fatto che quando viaggiate, aprite la vostra mente.
Diventate più tolleranti. Siete in grado di comprendere i vostri pregiudizi e vi concedete il tempo di arrivare lentamente ad un nuovo livello, mentre vivete le nuove esperienze.
Il viaggio resta il modo più efficace per conoscere il mondo, ma anche per cogliere i pregiudizi che abbiamo interiorizzato, mettendoli in discussione.
Pensiamo in modo automatico che il nostro modo di intendere la vita, la nostra vita quotidiana, sia quello corretto. E quando viaggiamo scopriamo “quanto sono strane” le altre persone e quanto “strani” possiamo essere anche noi.
Il più grande pregiudizio: “io ho ragione, tu sbagli”
Tendiamo ad avere una sorta di pregiudizio quando interpretiamo le informazioni che riceviamo intorno a noi. Qualunque cosa sia familiare, qualunque cosa siamo abituati a vedere e fare: questo è ciò che consideriamo normale.
Tutto ciò che non si adatta alle nostre abitudini è strano.
È come se ci fosse una linea di demarcazione tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Come se ci fosse un modo corretto di fare e comprendere le cose, ed un modo strano e bizzarro di farle.
Ma la nostra cultura ci modella, ma non ci definisce.
Qualcosa di simile accade quando viaggiamo. Non dovremmo affermare che solo la nostra comprensione delle cose sia corretta e quella degli altri, no.
La strada della tolleranza
Le persone e i loro costumi, sono modellati dal loro patrimonio culturale, ambiente sociale e dintorni.
Il nostro ambiente ci modella dall’infanzia. E così le esperienze, le persone diverse da noi, che incontriamo quando viaggiamo e proviamo diverse routine, sono quelle che creano la “rottura” con ciò che abbiamo appreso. Quando siamo in grado di guardare ciò che è “estraneo” con gli occhi di curiosità e non di pregiudizio, allora stiamo facendo un grande passo sulla strada della tolleranza.
Affermare che il nostro modo di comprendere la vita sia l’unico corretto e significativo, è un modo molto limitato di pensare.
E’ un modo di impoverirsi, anziché arricchirsi. La vera ricchezza deriva dalle lezioni che impariamo giorno dopo giorno nella nostra vita. Lezioni che ci rendono più aperti e tolleranti. Se invece si guarda al mondo con gli occhi chiusi, non si sarà mai in grado di vedere nulla, a parte il buio. Aprire gli occhi con curiosità, garantisce la luce: questa è la chiave della tolleranza e della riduzione del pregiudizio.
Marzia Parmigiani
Bibliografia:
Wright, D. & Taylor, D.M. (2009).”La psicologia sociale della diversità culturale: pregiudizio sociale, stereotipi e discriminazione”.
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