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Quando finirà la pandemia.
Immagini dal giorno in cui finirà la pandemia
Quando il presente è spiacevole, una cosa da fare davvero in grado di darci sollievo, è pensare al futuro ed al passato, ovvero imparare a padroneggiare l’arte del viaggio nel tempo.
Abbiamo dovuto prepararci mentalmente a tutto questo. Siamo stati lontani dai nostri genitori, dai nostri fratelli e anche dai nostri amici.
Alcuni di noi sono tuttora separati dai loro partner e quando dobbiamo uscire, non lo possiamo fare più come eravamo abituati.
Mascherine, guanti, distanziamento sociale. Nuove forme di saluto e di interazione.
Non possiamo più fare nulla senza equipaggiamento protettivo.
In tutto questo, la parte più difficile, diciamocelo è l’incertezza.
Avere un nemico invisibile da affrontare e che non possiamo vedere, sta creando enorme disagio psicologico. Non solo nella parte più fragile della popolazione, ma in tutti noi.
Ed ora, che le cose sembrano andare meglio, ne sono sicura, tutti dentro di noi abbiamo almeno un dubbio e ci chiediamo:
Quando finirà la pandemia: cosa succederà ora?
Quando il futuro è incerto, in circostanze normali, per ridurre ansia e problemi negativi, è molto importante concentrarsi sul presente e vivere nel momento.
Nella “nuova normalità”, però è abbastanza difficile. Sapete perché?
Ovunque, attorno, ci sono segnali che ci ricordano che le cose non sono normali.
Mascherine sui volti, luoghi semi-deserti, file di attesa con distanziamento sociale, etc.
La nuova routine giornaliera può diventare piuttosto noiosa: soprattutto per quelli che in questo momento non hanno la possibilità di lavorare.
Uno dei pensieri più vividi in questo momento è la sensazione di “perdere dei giorni preziosi”.
In questi mesi, mi sono accorta che una chiave per stare meglio e coltivare la resilienza, è padroneggiare l’arte del viaggio nel tempo.

Marzia e la “nuova normalità”
Quando finirà la pandemia? L’arte del viaggio nel tempo
Una mattina di ottobre in particolare, mi sono svegliata animata da una profonda angoscia.
In fondo, io mi sono licenziata da un contratto a tempo indeterminato un paio d’anni fa, per provare a fare quello che amo davvero: viaggiare e scrivere, cercando di vivere del mio lavoro.
Possibile che proprio nel momento in cui ho deciso di cambiare vita, una pandemia abbia dovuto rovinare tutto?
D’altronde, come può una nomade digitale, una travel blogger esser tale, se non può viaggiare?
Certo, ho la fortuna ed il privilegio di poter lavorare da casa, ma non è la stessa cosa.
Insomma, quel giorno stavo proprio male e poi ho iniziato a pensare. Ero in un parco di Tokyo, a gustarmi l’Hanami.



Traveltherapists e i ciliegi in fiore di Tokyo
Ed era solo qualche mese prima di quel momento di profonda angoscia. Ho ricominciato a respirare e a sentimi piena di speranza.
In questo momento, tutti noi vorremmo una macchina del tempo o un tunnel spazio-temporale, che ci porti dritti al giorno in cui questa pandemia sarà finita. Però non possiamo. Fortunatamente, abbiamo un cervello molto potente che funziona in modo ottimo per un viaggio mentale nel tempo.
In psicologia, il viaggio mentale nel tempo, è un’abilità distintamente umana.
Implica il riavvolgimento per ricordare il passato e l’avanzamento rapido per immaginare il futuro.
Con la pratica, possiamo usarlo per trovare un significato nella monotonia, sperimentare momenti di felicità in mezzo alla tristezza e far sì che il tempo scorra più veloce, o più lento.



Marzia in cima allo Scramble Square di Tokyo
Quando finirà la pandemia? Il viaggio nel futuro
Il primo posto in cui ho viaggiato mentalmente, è stato il futuro.
Mi sono concentrata sui miei progetti. Ho anche immaginato come avrei voluto sentimi.
Il mio obiettivo era quello di arrivare alla fine di questa pandemia, con lo stesso entusiasmo, abilità ed energia che avevo all’inizio.
Questo è qualcosa che possiamo fare tutti durante la pandemia: immaginate come vorreste sentirvi nel giorno in cui finirà.
In psicologia, si sa che guardare al futuro, sposta la nostra attenzione dal banale “come” dei nostri giorni al significativo “perché”.
Avere un obiettivo emotivo a cui puntare, può darci uno scopo e aiutarci a gestire attacchi di ansia e frustrazione.
La macchina del tempo
Il modo in cui immaginiamo il futuro è importante. Provare a immaginare di andare nel futuro con una macchina del tempo, può dare risultati vividi e positivi.
E se andassimo fino al giorno in cui sarà tutto finito?
Come sarà la nostra prima settimana di libertà?
Le radici greche della nostalgia si traducono nel dolore di non poter tornare al passato.
Potrebbe sembrare una ricetta per la depressione, ma psicologicamente, in realtà ci rende più allegri. Perché?
Negli esperimenti, le persone si sono sentite significativamente più felici e meno sole, dopo essere state assegnate in modo casuale a riflettere su un evento nostalgico.
Ricordare ci riporta alla mente, che siamo amati e ci aiuta ad assaporare le gioie della vita.



La normalità a Granada, Andalusia
Il viaggio nel passato
Il passato è la seconda destinazione della nostra macchina del tempo mentale.
Oltre a conservare piacevoli ricordi, aiuta a guardare anche a quelli dolorosi.
Pensare ai momenti peggiori vissuti in passato, ci aiuta a trovare gratitudine nel presente.
Serve anche a costruire la fiducia nella lotta di resistenza all’attuale tempesta.
Sebbene non abbiamo mai vissuto una pandemia globale, abbiamo già affrontato avversità prima.
Ricordando come abbiamo affrontato altre difficoltà, possiamo imparare lezioni dalla nostra resilienza passata.
Quando lo stress di vivere un’esperienza difficile, sembra prendere il sopravvento, ricordare i grandi ostacoli affrontati in passato, può ricordare che abbiamo affrontato di peggio e dobbiamo sempre considerare che le cose possono andare anche in altri modi.
Questa è un’abilità che può essere sviluppata durante l’attuale pandemia, ed è un terzo tipo di viaggio mentale nel tempo: trasportare sé stesso in un presente alternativo.
In psicologia si chiama pensiero contro-fattuale. Siamo nella dimensione di vita A, potremmo immaginare una diversa serie di circostanze che ci porti all’opzione B, ma possiamo tutti immaginare un’opzione ancora peggiore, la C.
Per esempio, pensate a 100 anni fa, come potrebbe esser stato vivere durante l’influenza spagnola, senza negozi di alimentari, telefoni e connessioni a Internet o medicina basata sull’evidenza.
Allenarmi a questo tipo di pensiero, mi ha aiutato ad apprezzare un po’ di più la nostra situazione sulla Terra e ad essere grata delle piccole, ma grandi cose, che abbiamo a disposizione.
Fare viaggi mentali verso il futuro, il passato ed un presente alternativo, può aiutare a costruire la resilienza.
Ma non è qualcosa che facciamo da soli.
Il mondo oggi, è incredibilmente interconnesso, rispetto a quanto lo sia mai stato prima. Dobbiamo avere fiducia, che riusciremo a superare questa situazione ma ci vorrà l’aiuto di tutti.
E nel mio piccolo, spero che questo articolo vi possa aiutare a prendervi meglio cura di voi, a viaggiare per ritrovare voi stessi, e a coltivare una speranza ed una resilienza comune. Per far sì che la vostra opzione preferita, diventi la realtà.
Bibliografia: Sandberg, S.; Grant, A. “Option B: Facing Adversity, Building Resilience, and Finding Joy” – 2017, New York Times Bestsellers
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