Kaidan: storie estive di fantasmi in Giappone

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Storie estive di fantasmi in Giappone.

Kaidan: storie estive di fantasmi in Giappone

Estate: tempo di vacanze e di spensieratezza, dopo un periodo difficile segnato dalla pandemia. Ma ciò che vale in Occidente, non sempre corrisponde al resto de mondo.

In Giappone, per esempio, questo periodo dell’anno è contraddistinto da celebrazioni relative alla commemorazione dei defunti. Ma non dovete pensare a qualcosa di triste, bensì a veri e propri rituali di festeggiamento.

Infatti, ai giapponesi piace tantissimo raccontare delle storie di fantasmi e lasciarsi andare a danze ipnotiche durante l’estate.

Ma da dove arrivano queste usanze?

In questo articolo vi parleremo di Kaidan, ovvero le storie estive di fantasmi in Giappone e siamo certe che vi sorprenderemo!

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Nonno e nipote durante il Festival di Obon

 

Storie estive di fantasmi in Giappone: perché i giapponesi amano raccontare storie di fantasmi durante l’estate?

In Giappone, ci sono due eventi rilevanti stagionali dalla particolare importanza: parliamo di “Oshogatsu” (お正月, ovvero Capodanno e “Obon” (お盆) chiamato anche semplicemente “Bon” (盆) in estate.

Durante la celebrazione di Obon, si crede che le anime dei morti tornino in questo mondo: per l’occasione alcune famiglie seguono ancora l’usanza buddhista di preparare sia il “bondana” (盆棚), che è un altare; e il “mukaebi” (迎え火), fuoco di benvenuto.

 

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Mukaebi – fuoco di benvenuto

 

Entrambi sono fatti per accogliere gli antenati.

In tempi antichi, i giapponesi pensavano che fra le anime che tornavano in questo mondo ci fossero anche i “muenbotoke” (無縁仏).

Questi sarebbero persone decedute senza avere parenti a pregare per loro.

Inoltre, fra le anime di ritorno nel nostro mondo, ci sarebbero anche gli “onryo”, (怨霊), ovvero fantasmi dispettosi e cattivi che tornano sulla terra, esclusivamente per vendetta.

 

 

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copyright Gōjin Ishihara

Storie estive di fantasmi in Giappone: Bon-kyogen (盆狂言)

In un simile contesto, le prime storie dell’orrore in Giappone, chiamate commedie “bon-kyogen” (盆狂言) sono nate come una forma di preghiera affinché le anime dei fantasmi incapaci di riposare in pace, si placassero.

Infatti, gli spettacoli chiamati “suzumi shibai” (fantastici spettacoli), erano commedie kabuki con storie strane e misteriose sviluppatesi dall’arte popolare, tramandate dai tempi antichi.

Per questo motivo, l’estate in Giappone è un periodo davvero carico dal punto di vista simbolico e in tutto il paese si svolgono eventi eventi “obon” per celebrare e interagire spiritualmente con le anime degli antenati, ma anche per alleviare le pene dei fantasmi infelici.

 

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Danzatrici di awa odori

Storie estive di fantasmi in Giappone: Kaidan (怪談)

Kaidan (怪談) che a volte si trova scritto kwaidan, è una parola in lingua giapponese formata da due kanji: 怪 (kai) che significa “apparizione strana, misteriosa, rara o ammaliante” e 談 (dan) che vuol dire “parlare” o “racconto recitato”.

Secondo l’etnologo Shinobu Orikuchi (1887-1953) la società giapponese avrebbe iniziato a considerare l’estate come la stagione del kaidan, per le rappresentazioni estive del teatro kabuki, la cui tradizione è arrivata fino ai tempi moderni.

Dato che le anime dei defunti per i giapponesi tornano in questo mondo in estate, tutt’ora l’estate continua ad essere la stagione del kaidan.

In Giappone, l’estate è sinonimo di storie di fantasmi: anche le programmazioni della tv e dei cinema prevedono film horror e trasmissioni sui fenomeni spirituali.

 

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Storie estive di fantasmi in Giappone: cosa pensano i giapponesi dell’aldilà?

I giapponesi pensano che dopo la morte si rimanga esattamente come si era da vivi: stesso corpo, stessi vizi, stesse virtù.

Nell’Aldilà secondo le credenze popolari, si farebbero le stesse cose che si amava fare da vivi e si incontrerebbero le stesse persone, ovviamente se defunte.

Anche le sembianze sono le stesse: stesso corpo, tatuaggi, cicatrici, etc.

Questa credenza spiega perché attualmente fra i giapponesi non siano praticamente presenti dei donatori di organi.

Infatti, per loro, donare gli organi dopo la morte, significherebbe privarne la persona nell’Aldilà.

Secondo i nipponici, i morti vivono quindi accanto a noi, ma il confine tra il nostro mondo e l’Aldilà, non è molto chiaro.

Infatti, anche se non li vediamo, sarebbero sempre accanto.

In Giappone i morti quindi si festeggiano o a metà luglio, o a metà agosto.

Una vera e propria celebrazione, perché in Giappone si è felici del fatto che i morti ritornino a farci visita, anche se temporaneamente.

La tradizione vuole che per dare loro il benvenuto, si preparino con degli ortaggi un cavallo e un bue.

Il cavallo affinché conduca i propri antenati velocemente nel mondo dei vivi: il bue che è un animale lento, affinché se ne vadano via lentamente.

Se osservate il video che segue della celebrazione di awa odori a Tokushima, noterete che le donne indossano uno strano cappello.

Si tratta di un accessorio che limita il campo visivo e di fatto, impedisce loro di vedere cosa ci sia accanto: i morti amano partecipare alla danza, ma non amano farsi vedere.

 

 

Questa danza suggestiva, è una vera e propria festa: uno spettacolo ipnotico del quale non immaginereste mai le motivazioni, se non ve le avessimo rivelate.

E la bellezza di questa festa, è che accade d’estate, durante mesi colorati e allegri, vitali e fertili. 

Anche in autunno si celebrano gli antenati, ma i rituali svolti verso l’inverno sono più sobri e contenuti.

 

Allora? Vi abbiamo sorpreso con questo articolo?

Il Giappone è un paese davvero unico nel suo genere, dove ogni giorno si scoprono cose davvero suggestive e che di certo fanno riflettere!

In effetti, il modo in cui una cultura si rapporta alla morte, al culto degli antenati e all’Aldilà, racconta davvero tanto della sua essenza e della sua filosofia di vita.

 

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Marzia Parmigiani

 

 

Fonte: Kokukaguin University

 

 

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