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La pacata lotta del Giappone contro il Coronavirus
Quasi tutto il mondo è stretto nel lockdown, mentre in Giappone si sta vivendo la primavera. Le persone hanno fatto picnic sotto i ciliegi in fiore per festeggiare l’Hanami e alcuni ristoranti offrono sconti del 30% “Beat The Coronavirus”. I trasporti pubblici continuano a funzionare, ed anche i parchi stanno riaprendo. Come può questo paese procedere con tutta questa tranquillità? Noi che lo abbiamo visto con i nostri occhi, vi diciamo che la risposta dipende da più fattori.

Un approccio tranquillo
Con una calma difficile da comprendere, il Giappone ha continuato le sue attività.
Certo, le Olimpiadi sono state rinviate e dovremo aspettare Tokyo 2021.
Il sistema sanitario, non è stato sopraffatto e poggia su solide basi. Il Giappone primeggia nel trattamento del principale killer della malattia, la polmonite interstiziale.
Tuttavia, le indicazioni del governo per evitare il Coronavirus sono confuse. Il governo ha fatto chiudere le scuole e ha cancellato o rinviato tutti i principali eventi. Musei, parchi, zoo e spazi eventi erano chiusi, ma stanno riaprendo.
Le tre densità
Una pubblicità del Ministero della sanità, del lavoro e del welfare avvertiva le persone di evitare “le tre densità”: aree scarsamente ventilate, folle e stretti contatti.
Ha aggiunto che qualsiasi situazione in cui si trovano tutti e tre i fattori combinati deve essere evitata.
Tuttavia è impossibile evitare il contatto ravvicinato nelle ore di punta, soprattutto sui mezzi pubblici.


E’ merito dei fattori culturali?
Il Giappone è noto per la sua notevole dedizione alla pulizia. Indossare mascherine, è parte della cultura da almeno 100 anni.
In Giappone, il distanziamento sociale fa parte della cultura.
I giapponesi si inchinano per salutare, anche con un lieve cenno del capo. Non si usava baciarsi in pubblico prima della seconda guerra mondiale. Abbracciare i membri della famiglia non è prassi frequente come in Occidente e spesso con i figli più grandi, i genitori hanno pochi contatti fisici.
Ma la capacità di fronteggiare il Coronavirus dei giapponesi, non dipende solo da abitudini sociali.



Numeri mantenuti bassi
In Giappone vengono fatti pochi test. Sebbene la portata dell’epidemia non possa essere misurata senza test, il governo giapponese sta mantenendo bassi i numeri dei test e facendo del suo meglio per assicurarsi che tutto appaia “sotto controllo”.
Il tasso di mortalità per Coronavirus è stimato tra l’1% e il 3% di quelli infetti, anche se alcuni hanno sostenuto che potrebbe essere molto inferiore. In Italia, invece, migliaia di morti hanno creato un grave focolaio, che rende la malattia particolarmente letale.
D’altra parte, la Corea del Sud, anche lei colpita, suggerisce il contrario. Un recente studio in Corea del Sud, dove sono stati condotti quasi 4000 test per milione di persone, mostra che la mortalità tra le persone infette era solo dello 0,6%.
Molti di coloro che vengono contagiati, non mostreranno sintomi e non si ammaleranno. La maggior parte di quelli che si ammalano guariranno. Sappiamo che il Coronavirus uccide spesso gli anziani ed il Giappone ha la popolazione più vecchia del mondo. L’Italia è al secondo posto.
La Società giapponese per la prevenzione e il controllo delle infezioni (JSIPC) ha aggiornato il manuale del Coronavirus il 10 marzo.
Tuttora non esiste un trattamento per il Coronavirus: è prioritario il trattamento della malattia attraverso le sue cause patogene.
Il fondamento del trattamento è la terapia sintomatica, si legge nel manuale.
Quando vengono rilevati segni di polmonite, suggerisce di utilizzare tutti i possibili metodi di trattamento, come somministrare ossigeno e vasopressori, se necessario.
Trattamento della polmonite in Giappone
Il Giappone ha un eccellente sistema di assistenza sanitaria pubblica. L’assistenza è conveniente, quindi la maggior parte delle persone vede un medico quando sta iniziando a sentirsi male, piuttosto che quando le condizioni sono peggiorate.
La polmonite è stata una delle principali cause di morte in Giappone, in particolare negli anziani.
A partire dal 2014, gli over 65 sono stati ammessi alla vaccinazione gratuita, ma non obbligatoria contro una forma di polmonite.
Dal 2017, i numeri di mortalità sono drasticamente diminuiti.
Nel 2018, la polmonite è passata dalla terza causa di morte più comune per i giapponesi di tutte le età, al numero cinque.
Quando si tratta di dispositivi di imaging, il Giappone potrebbe avere il maggior numero di dispositivi diagnostici al mondo.
Per la terapia, sono state utilizzate con successo sia l’idrossiclorochina, un farmaco per la malaria, ma anche una medicina per l’asma.
L’attuale “approccio all’approccio ai sintomi” sembra funzionare. Se vai dal medico in Giappone con sintomi di polmonite o difficoltà respiratorie, è molto improbabile che facciano un test per il Coronavirus, ma è probabile che ti facciano una TAC o una radiografia.
Probabilmente, le morti per Coronavirus vengono “nascoste” tra i decessi per polmonite.
Il Giappone ha avuto 729 morti ad oggi. Quindi, è possibile che il Giappone con più del doppio della popolazione italiana, stia nascondendo i morti Covid-19? Una cosa è certa. La campagna di vaccinazione contro la polmonite degli over 65 fatta qualche anno fa, ha creato un ottimo “scudo” di resistenza degli anziani contro il Coronavirus.
Marzia Parmigiani
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