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Le basi della mitologia giapponese.
Le basi della mitologia in Giappone: cultura spirituale e miti nella storia giapponese
In un viaggio in Giappone, una della attività più amate è visitare gli antichi santuari, i templi e le pagode e magari partecipare a riti e cerimonie suggestive.
Si tratta di tradizioni dalle radici antiche, una storia che si tramanda di generazione in generazione, per mantenere viva la memoria nel tempo.
Tuttavia, pochissimi visitatori sanno davvero perché questi santuari e templi siano stati costruiti, a cosa servano davvero o il reale significato di alcuni riti.
Insomma, se è vero che tanti stranieri in Giappone, conoscono le credenze shintoiste o buddiste, sono in pochissimi a sapere quale sia la mitologia su cui poggia il sistema di credenze o le storie complesse delle divinità che entrano in gioco.
In questo articolo, parleremo delle basi della mitologia in Giappone: cultura spirituale e miti nella storia giapponese.
Crediamo fermamente che la conoscenza della cultura spirituale e dei miti su cui poggia la storia nipponica, possa aiutare davvero un visitatore nel suo viaggio in Giappone. Questo, per arrivare ad una comprensione più profonda della cultura e dell’anima di questo popolo.
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Itsukushima Shrine – torii sull’acqua
Le basi della mitologia giapponese: Kojiki e Nihon Shoki
Tutte le informazioni che abbiamo oggi sul Giappone antico, sui suoi costumi, tradizioni, storia e miti provengono da due luoghi.
Il prezioso patrimonio di conoscenze sull’antico Giappone, proviene da due fonti principali: il Kojiki (古事記) e il Nihon Shoki (日本書紀).
Il Kojiki (古事記) è la più antica cronaca esistente in Giappone.
Si tratta di una raccolta di miti, leggende, canzoni, genealogie, tradizioni orali e resoconti semi-storici risalenti al 641.
In particolare, il testo tratta dell’origine dell’arcipelago giapponese e dei Kami che ne hanno determinato la storia.
In effetti, la stragrande parte dei miti e dei rituali presenti del Kojiki, sono la base dello Shinto come lo conosciamo oggi.
Inizialmente compilato da Hieda no Are, fu portato a compimento da Ō no Yasumaro, su volontà dell’imperatrice Genmei (43° monarca del Giappone): questo testo è risalente agli inizi del VIII secolo (711-712).
Il secondo testo, più recente rispetto al Kojiki, è il Nihon Shoki (日本書紀) o Nihongi (日本紀, ovvero “Cronache giapponesi”) e fu dedicato all’imperatrice Genshō, 44° monarca del Giappone.
Si tratta di un testo molto più completo e dettagliato, strumento prezioso sia per storici che archeologi che si occupino di Giappone.
Risalente al 720, sempre ad opera di Ō no Yasumaro, fu completato grazie a Toneri, principe imperiale del periodo Nara.
Nello stesso periodo, furono scritti sempre su commissione dei regnanti del Giappone, anche diari locali noti come Fudoki (風土記).
Si trattava di manoscritti con informazioni su geografia, storia, mitologia e folklore locali e pratiche agricole.
Sono delle vere e proprie chicche, che descrivono in dettaglio, la vita e le tradizioni regionali, che in altro modo sarebbero andate perse.



Ō no Yasumaro
Le basi della mitologia giapponese: il mito giapponese della creazione
Tenchikaibyaku in giapponese, si traduce in “Creazione del cielo e della terra”.
Si tratta della narrazione mitologica giapponese che racconta la nascita del mondo celeste e terreno. Nel mito giapponese della creazione, si parla del primo kami e della nascita dell’arcipelago giapponese.
La storia della creazione si trova sia nel Kojiki che nel Nihon Shoki. Tuttavia, la storia nelle due opere, differisce in alcuni aspetti e per questo la più condivisa è quella narrata nel Kojiki.
Secondo il Kojiki, all’inizio l’universo era informe, silenzioso e nel caos.
Poi grazie al movimento di particelle di luce, le nuvole e cieli iniziarono a prendere forma sempre in silenzio, fino a diventare Takamagahara (高天原, ovvero l’Alta Pianura Celeste).
Da Takamagahara si generarono tre kami della creazione che nella mitologia giapponese, sono detti Zōkasanshin.
Subito dopo, altri due kami si originarono da un germoglio di canna.
L’insieme di queste cinque divinità fu chiamato Kotoamatsukami: i cinque kami sono nascosti in Takamagahara.
Poi, un gruppo di kami chiamato Kamiyonanayo “Sette generazioni dell’era degli dei” si originò dopo la formazione del cielo e della terra.
Le prime due generazioni di Kamiyonanayo, erano chiamate hitorigami.
Si trattava di divinità senza genere, non nate da procreazione.
In seguito, si formarono cinque coppie sposate fra fratelli e sorelle: Kamiyonanayo raggiunse un numero di 12 kami.



Izanami e Izanagi
Le basi della mitologia giapponese: Kuniumi e Kamiumi
Dopo la creazione del cielo e della terra, la storia della nascita del Giappone può essere suddivisa in Kuniumi (nascita della terra) e Kamiumi (nascita delle divinità).
La settima e ultima generazione di Kamiyonanayo, formata da Izanagi e Izanami sarebbe stata responsabile della creazione dell’arcipelago giapponese (Kuniumi) e avrebbe generato altre divinità (Kamiumi).
Izanagi e Izanami
La coppia formata da Izanagi e Izanami ricevette in dono una naginata (arma ad asta) chiamata Ame-no-nuboko, ovvero “Lancia celeste ingioiellata” per avere successo nella loro impresa di creazione.
Viaggiarono verso l’Amenoukihashi, ovvero il Ponte Galleggiante del Cielo, che univa cielo e terra e agitarono il mare sottostante con l’Ame-no-nuboko.
Allora si formò l’isola di Onogoro, creata dalle gocce di acqua salata che cadevano dalla naginata.
In questo luogo i due kami si innamorarono e crearono la loro casa. I due sposi accoppiandosi generarono il resto dell’arcipelago giapponese: gli Ōyashima, le otto grandi isole del Giappone.
Le grandi terre del Giappone nate dall’amore dei due kami, furono d’ispirazione alla coppia per creare nuove divinità.
Secondo il Kojiki, Izanagi e Izanami avrebbero generato dato ben 17 figli e altri 16 nipoti e oltre.
La mitologia giapponese è ricca di aneddoti di creazioni successive.
Per esempio, quando Izanami diede luce a Kagutsuchi, divinità del fuoco, fu ferita a morte a causa di ustioni ai genitali durante il parto.
Così, Izanagi uccise il figlio con un fendente e dalla sua morte nacquero 16 kami, sia dal cadavere che dal sangue.
Izanami pianse la morte del figlio, e dalle sue lacrime nacquero ulteriori divinità e poi morì. Izanagi, piangendo la morte della moglie, generò ulteriori kami.



Isola di Onogoro: un luogo fondamentale dello Shinto
Amaterasu, 天照 Tsukuyomi, 月読 Susanoo, 須佐之男
Dopo la morte della moglie Izanami, Izanagi cercò di salvarla da Yomi, il mondo sotterraneo, legato alla morte.
Il fallimento di questa impresa, causò l’inizio del ciclo della morte nel mondo.
Per questo motivo, Izanagi continuò la sua opera nel creare ancora più divinità sulla scia della morte di Inazami.
Per purificarsi, tolse i vestiti e ogni ornamento e andò a lavarsi la faccia. Questo atto, generò i tre kami più importanti dello Shintoismo.
La divinità Amaterasu (天照), Incarnazione del Sole, nascerà dal suo occhio sinistro. Amaterasu è considerata la dea del sole e dell’Universo e grazie a Inazagi è la custode dei cieli.



Amaterasu
Il dio della Luna, Tsukuyomi (月読), nascerà dal suo occhio destro. E’ l’Incarnazione della Luna e custode tramite Izanagi, della notte e della luna.
Mentre la terza divinità, Susanoo (須佐之男), nascerà dal suo naso. Incarnazione delle tempeste e dio del mare, tramite Izanagi ebbe in eredità il mare e tutti gli elementi della tempesta.
I tre kami sono conosciuti come Miyashiro-no-uzunomiko (三貴子, Tre Nobili Bambini).
Essi rappresentano alcune delle figure più importanti e amate della mitologia shintoista giapponese. La loro storia è universalmente conosciuta in tutto il Giappone.



Susanoo
Le basi della mitologia giapponese: Tenson kōrin (Discesa del nipote celeste)
I Tre Nobili Bambini assieme ad altri kami, governarono il paese in pace per un po’ di tempo.
Amaterasu aveva deciso che fosse il nipote Ninigi a governare il mondo terrestre, l’Ashihara no Nakatsukuni (葦原中国, Paese di Mezzo).
Insieme a Ninigi, le divinità celesti di Takamagahara mandarono sulla terra altri loro simili per conquistare il mondo terreste, tuttavia i Kunitsukami – kami terrestri – si opposero.
Dopo battaglie estenuanti, il nipote di Amaterasu, Ninigi ebbe la meglio e fece sì che il nipote governasse il mondo terrestre (Tenson kōrin, 天孫降臨, Discesa del nipote celeste).
Ninigi aveva in dotazione tre tesori sacri: la Yasakani no magatama – una collana – che ora si trova nel palazzo imperiale di Tokyo; lo Yata no kagami – uno specchio – ora nel santuario di Ise; Kusanagi – una spada – attualmente nel Santuario di Atsuta a Nagoya.



Jinmu-tennō primo leggendario imperatore del Giappone.
La natura semi-divina della famiglia imperiale giapponese
Ora che siete arrivati a questo punto della lettura, sarà facile per voi comprendere i motivi per cui i giapponesi sostengono la natura semi-divina della famiglia imperiale giapponese.
In effetti, sono considerati i diretti discendenti di Ninigi.
Ninigi durante il suo mandato come Amakudari (天下り, discendente dal cielo), sposò Konohanasakuya-hime, figlia di Yamatsumi.
Da lei ebbe tre figli: Hoderi, Hosuseri e Howori.
Il primo imperatore del Giappone Jimmu (神武天皇, Jinmu-tennō), era diretto discendente di Ninigi e la sua ascesa al potere, sancì il passaggio dall’Età degli dei a quella dell’Uomo.
Secondo il Nihon Shoki e il Kojiki, l’imperatore Jimmu ascese intorno al 660 a.C.
Discendente di Amaterasu, attraverso Ninigi e discendente del dio della tempesta Susanoo, lanciò una spedizione militare da Hyuga vicino al mare interno di Seto.
Conquistò Yamato e stabilì qui il suo centro di potere nel mese di febbraio. Per i giapponesi, la data dell’11 febbraio, segna l’anniversario della Fondazione.
L’imperatore Jimmu morì all’età di 126 anni e dopo la sua morte venne chiamato “dio-guerriero” dal “potere divino”.
Da Jimmu inizia la stirpe degli imperatori giapponesi.
Ad oggi siamo al 126° imperatore – Naruhito – incoronato nel maggio 2019.
Le basi della mitologia giapponese: il ruolo strategico di Kojiki e Nihon Shoki
Gli antichi testi Kojiki e Nihon Shoki, hanno consentito uno sguardo dettagliato sulla complessa storia e mitologia del Giappone che altrimenti poteva andare persa.
Ma è lecito pensare che questi testi siano stati commissionati dalle imperatrici giapponesi dell’epoca per consolidare la narrazione delle origini divine della famiglia imperiale Yamato.
E’ proprio la consolidazione e l’affermazione di questo pensiero, a rendere plausibile il loro diritto di governare sul Giappone per mandato divino.
Infatti, secondo le credenze attuali, la famiglia imperiale giapponese discenderebbe dai kami che hanno governato il Giappone diversi millenni fa.
Sappiamo che non è semplice comprendere e padroneggiare le basi della mitologia giapponese e in questo articolo, abbiamo cercato di spiegarla, semplificando molto.
Speriamo che queste informazioni, possono aiutarvi a comprendere meglio l’essenza del Giappone e chissà, magari ad apprezzare ancora di più, il vostro prossimo viaggio in Giappone!
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Bibliografia: Henshall, K.G.; “Storia del Giappone” (2017) Mondadori Editore.
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