Le Hawaii sono davvero un paradiso?

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Le Hawaii sono davvero un paradiso?

Chi ha sentito parlare di Hawaii, di solito pensa ad un paradiso irraggiungibile a livello economico, soprattutto per noi europei. Eppure il mondo occidentale, sta impattando pesantemente su questo meraviglioso arcipelago di origine vulcanica. In un mondo globalizzato come il nostro, anche un paradiso sperduto nell’Oceano Pacifico come le isole Hawaii, sta pagando un prezzo molto alto. Come al solito, chi ne fa le spese maggiori sono gli abitanti del luogo, schiacciati da un turismo di massa che non funziona più per loro.
Ecco come gli hawaiani stanno cercando di cambiare la situazione ed invertire una tendenza per cui le Hawaii sono davvero un paradiso, ma solo per i turisti.

 

La protesta per il telescopio di Mauna Kea

La gente del posto a Oahu, sa che il modo migliore per arrivare dalle affollate spiagge di Waikiki alla fresca North Shore, è guidare lungo la costa orientale dell’isola. La strada è incorniciata da montagne, oceano e vegetazione così lussureggianti e belle, che si potrebbe passare il tempo, solo ad ammirare quello che apparentemente, è un paradiso terrestre. Recentemente, in questo tragitto, si scorge anche qualcos’altro: la fitta presenza di bandiere hawaiane capovolte.
La bandiera è diventata un simbolo di solidarietà tra gli hawaiani che si oppongono alla costruzione di un nuovo grande telescopio su Mauna Kea, una delle isole hawaiane. Perché proprio qui? Mauna Kea, è uno dei posti migliori nell’emisfero settentrionale, se non nel mondo, per osservare il cosmo, secondo gli esperti. I sostenitori del telescopio affermano che porterà centinaia di posti di lavoro sull’isola e porterà ad una maggior conoscenza dello spazio.


Una nuova consapevolezza unitaria culturale

Tuttavia, questo dispositivo, ha incontrato le resistenze di alcuni nativi hawaiani, per i quali Mauna Kea è terra sacra e luogo di radici ancestrali. Gli oppositori del telescopio affermano di essere stanchi di vedere la propria terra sfruttata per scopi a beneficio degli altri. La popolazione è stanca di promesse (spesso non corrispondente a realtà), di lavori che non adeguati in termini di salario, diritti e di sussistenza. La battaglia sul telescopio, ha rivelato crepe nel tessuto sociale, che esistono da molto tempo alle Hawaii, un luogo che nell’immaginario globale è sinonimo di turismo. Negli Stati Uniti, è la destinazione più popolare per viaggi di nozze, per esempio. Una nuova consapevolezza culturale, però, ha ispirato nei locali, azioni relative a come viene utilizzata la terra, e chi ne beneficia.


I danni alla salute

Lo spirito di protesta è più evidente a Oahu, dove a Kahuku i manifestanti hanno trascorso gli ultimi mesi a combattere la costruzione di otto turbine eoliche, ognuna alta 173 metri. I manifestanti affermano che le turbine avranno effetti negativi sulla salute a lungo termine sulla popolazione, anche se la società che li costruisce afferma che non ci sono prove a sostegno.
Nel sud-est di Oahu, a settembre 2019, 28 persone sono state arrestate nel tentativo di bloccare la costruzione di un parco e di un centro ricreativo a Waimanalo, una città in gran parte agricola. Gli sviluppatori del centro affermano che porterà lavoro e creerà un nuovo spazio per la comunità, ma i contestatori temono che sarà l’ennesima calamita per i turisti e distruggerà la foresta e la spiaggia utilizzate dai locali.


Lo sfruttamento dei lavoratori hawaiani

La  verità è che la maggior parte delle persone alle Hawaii, in particolare nel settore del turismo, svolgono più di un lavoro a malapena per raggiungere un livello decoroso di vita. Gli hawaiani sono stanchi di guardare la loro terra, le risorse ed il lavoro, remare contro il loro benessere.
in più, le Hawaii sono lo stato americano più costoso in cui vivere, secondo l’indice annuale del costo della vita medio 2018 dal Consiglio per la ricerca economica e comunitaria.
I generi alimentari, ad esempio, costano il 60% in più rispetto alla media dei prezzi praticati negli Stati Uniti.

L’invasione straniera

Queste proteste sono tutte supportate dalla gente del posto. Da quando gli europei sono arrivati ​​per la prima volta nel XVIII secolo, la terra hawaiana è stata presa e utilizzata in modo improprio dai non hawaiani, e spesso a scapito degli hawaiani e delle loro tradizioni.
Forse per la prima volta nella recente storia hawaiana, i nativi ed i locali si ribellano contro la scarsa qualità degli impieghi. 
Il turismo è il principale motore dell’economia delle Hawaii e rappresenta il 21% dei posti di lavoro. Quasi 10 milioni di persone hanno visitato questo paradiso nel 2018 e nel 2019.
La gente del posto afferma che i resort sono spesso di proprietà e gestiti da non hawaiani, con persone hawaiane impiegate in lavori di servizio a basso reddito. Ciò avvantaggia gli stranieri a scapito del benessere dei locali e delle Hawaii in genere.

Le Hawaii sono molti di più di un parco giochi

Mentre fra le tendenze di viaggio del 2020 più diffuse, abbiamo la ricerca di autenticità e modi di vivere la vita locale, molte persone che visitano le Hawaii cercano solo di allontanarsi dalla vita quotidiana e di spegnere il cervello. La loro interazione con la cultura locale è spesso limitata alla visione di uno spettacolo di danza hula o a sorseggiare un matai. Spesso i visitatori considerano le Hawaii una sorta di parco giochi a forma di enorme villaggio turistico.
L’impatto ambientale e sociale della colonizzazione, della militarizzazione e dello sviluppo eccessivo delle Hawaii, ha peggiorato tutto. Il turismo è una delle industrie con alcuni degli effetti più dannosi su Oahu, in termini di sovraffollamento, un costo della vita più elevato e prezzi più alti per i beni.

Un turismo maggiormente sostenibile

Fortunatamente in questo luogo, si sta sviluppando l’idea di un turismo maggiormente sostenibile, grazie al team DeTours. Fa parte di un più ampio movimento che cerca di cambiare il significato del turismo alle Hawaii. I tour di questo team, sono fatti per gruppi di persone che vogliono conoscere le Hawaii dalla prospettiva degli hawaiani locali. Includono un approfondimento sulla storia e sui modi in cui la vita militare è nascosta in tutta l’isola.

Conoscere la storia ed il contesto di un luogo

Durante un tour tipico, i turisti vanno al Palazzo Iolani, la residenza reale delle Hawaii, poi a Chinatown e in alcuni dei vecchi quartieri dove tradizionalmente si stabilivano i nuovi immigrati alle Hawaii. La tappa successiva è di solito Fort Shafter, il quartier generale dell’Esercito del Pacifico degli Stati Uniti; ma la parte principale del tour è Ke Awalau o Puʻuloa, Pearl Harbor.
Attualmente, ci sono collaborazioni con fattorie, artisti e organizzazioni senza scopo di lucro che cercano di offrire ai visitatori esperienze diverse: lavorare come volontari al suo interno, conoscere la vita rurale del luogo da vicino, nella riscoperta di una vita semplice. Si cerca di creare consapevolmente esperienze per i viaggiatori e opportunità per i locali.

Che tipo di eredità e d’impatto desideriamo lasciare?

I visitatori tendono ad essere più riflessivi, quando interagiscono con la gente del posto, la terra e il mare durante la visita. Quando le persone conoscono un po’ della storia e del contesto possono vivere l’isola in un modo più significativo.
L’idea è quella di promuovere una dimensione turistica con qualcosa in più, rispetto alla vita da spiaggia. Alcuni imprenditori si stanno impegnando a rimanere nel settore turistico e stanno cercando di essere il più rispettosi dell’ambiente possibile.
Il punto è rendere le persone più responsabili quando arrivano alle Hawaii e farli interrogare su quanto in effetti ognuno di noi è interconnesso con ogni luogo della Terra.
Ogni posto in cui ci rechiamo, subirà un impatto, solo per il fatto che lo stiamo visitando. Allora che tipo di eredità e d’impatto desideriamo lasciare?
Marzia Parmigiani
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