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Londra ha costruito la sua fortuna sull’oppressione coloniale
La città di Londra è stata crocevia fin dall’antichità della storia del mondo. Dal periodo romano a quello medievale, passando per la guerra civile e l’età degli imperi.
Una densità di vite immemorabile, miriadi di figure che hanno contribuito al suo status odierno, sono spesso state oscurate dal tempo.
Ma con un esame esterno, si arriva alla consapevolezza che molti dei nomi più venerabili del distretto finanziario attuale, hanno fatto fortuna con la schiavitù e l’oppressione coloniale.
Un fatto, questo, che ora viene riconosciuto da alcuni dai suddetti nomi.
Questa realtà, ha duramente scosso e messo sotto i riflettori, le basi su cui sono state costruite molte di queste istituzioni.
Lo sfruttamento del colonialismo e della schiavitù da parte della Gran Bretagna
La scorsa settimana la Banca d’Inghilterra si è scusata per “alcuni collegamenti imperdonabili” relativi alla schiavitù degli ex governatori.
Anche Barclays PLC sta mettendo sotto la lente d’ingrandimento la propria storia.
Mentre “non possiamo cambiare ciò che ci ha preceduto”, la banca si impegna a “fare di più per promuovere ulteriormente la nostra cultura di inclusività, uguaglianza e diversità.”
“Comprendiamo che non possiamo sempre essere orgogliosi del nostro passato.”
Queste le dichiarazioni di Lloyd’s di Londra.
La compagnia avrebbe iniziato la sua attività di compagnia di assicurazione, con le navi ed i loro carichi alla fine del XVII secolo.
“In particolare, ci dispiace per il ruolo svolto dal mercato dei Lloyd’s nella tratta degli schiavi del XVIII e XIX secolo. Un periodo spaventoso e vergognoso della storia inglese.”
Ma questi casi sono tutt’altro che isolati.
Il vergognoso commercio “triangolare”
Secondo Richard Drayton, professore di storia imperiale al King’s College di Londra, la Gran Bretagna divenne la principale nazione schiavista del mondo moderno.
Londra forniva finanziamenti per facilitare gli scambi con le colonie in cui c’erano le piantagioni.
“Era un grande affare. I ricchi della città erano nel bel mezzo di tutto.” Queste, le parole di Drayton in una conferenza tenutasi al Museum of London, lo scorso ottobre.
Il “commercio triangolare” prevedeva la spedizione di beni manufatti nell’Africa occidentale e lo scambio con esseri umani.
Questi ultimi, venivano trasportati in condizioni spaventose ai Caraibi e venduti come schiavi per lavorare nelle piantagioni.



Portobello Road Market – Ph. Marzia Parmigiani
Zucchero, tabacco e rum frutto del lavoro forzato degli schiavi
Tabacco, rum e soprattutto lo zucchero, i frutti del lavoro forzato degli schiavi. Questi venivano portati in Europa.
“La formazione della City di Londra è stata modellata in modo significativo dallo zucchero.” Ha dichiarato Nick Draper, uno dei principali ricercatori del progetto rivoluzionario Legacies of British Slave-Ownership.
Si tratta di un progetto che permette, fra le altre cose, di rintracciare le persone che sono state vendute come schiavi dagli inglesi.
“I commercianti di Londra avanzavano credito alle piantagioni e garantivano rimesse ai commercianti di schiavi. Questo, in modo che le case mercantili di Londra diventassero il centro del sistema economico costruito sulla schiavitù dei Caraibi.”
Non è un caso che queste domande scomode siano approfondite ora grazie al movimento Black Lives Matter.
Il movimento, iniziato negli Stati Uniti, ha attraversato l’Atlantico per diffondersi a livello globale.
Ha spinto a riesaminare il ruolo di figure di spicco con storie a volte contraddittorie a Londra, ma anche nelle città portuali britanniche di Liverpool, Bristol e Glasgow.
Londra porta ancora il segno di quell’antica eredità
Camminando attraverso il labirinto di antiche strade fiancheggiate da facciate vittoriane e moderne torri in acciaio e vetro, è possibile trovare echi di quell’eredità. Lo “square mile” è in effetti una città nella città.
Anche i nomi dei pub di Londra richiamano il colonialismo
I pub con nomi come “Jamaica Wine House” a St Michael’s Alley o lo “Sugar Loaf” in Cannon Street, entrambi ospitati in edifici del XIX secolo costruiti dopo l’abolizione della schiavitù, suggeriscono le implicazioni di Londra in quel passato. Per non parlare dell’intera zona di Portobello, abitata in gran parte dai diretti discendenti caraibici degli schiavi.
Le isole Barbados divennero la prima colonia produttrice di zucchero della Gran Bretagna
Le Barbados raggiunsero lo status di prima colonia per la produzione di zucchero in Inghilterra negli anni Quaranta del secolo scorso.
Seguita dalla Giamaica dopo che fu conquistata dalla Spagna.
Carichi di canna da zucchero, arrivarono presso la banchina di zucchero accanto alla Torre di Londra in quella che oggi è la dogana.
Cannon Street fu il sito di raffinerie di zucchero che contribuirono ad alimentare l’ascesa dell’Inghilterra.
E dopo l’unione del 1707 e la nascita della Gran Bretagna, a una potenza mondiale.
Risale al 1672 la Royal African Company, un’impresa sostenuta dalla Corona.
Lo storico William Pettigrew ha detto riguardo a questa “ha spedito più donne, uomini e bambini africani schiavizzati nelle Americhe di qualsiasi altra singola istituzione, durante il commercio di schiavi transatlantici.”
Tra i suoi azionisti c’erano 15 sindaci e 38 membri del consiglio della City of London conosciuti come Aldermen, secondo Drayton.
Edward Colston, la cui statua è stata demolita e gettata nel porto di Bristol questo mese, era vice governatore.
Lloyd’s è una delle compagnie che s’impegna di più per valorizzare talenti etnici
Le istituzioni della città devono ora confrontarsi con il loro dilemma morale.
Lloyd’s è tra quelli che si sono impegnati a investire in programmi per attrarre e sviluppare talenti etnici neri e minoritari.
Nel 2018, il 28% della forza lavoro della città era di origine non bianca.
La City of London Corp., l’organo di governo del distretto finanziario, ha affermato di recente “non è sufficiente dire che siamo contrari al razzismo, ma dobbiamo lavorare per sradicare il razzismo in tutto ciò che facciamo”.
Un giusto cambio di coscienza per non ripetere gli errori del passato.
Marzia Parmigiani
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