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Nardò: l’antico borgo del Salento
L’antico borgo della città di Nardò è un luogo incantevole in provincia di Lecce.
Si trova completamente al di fuori del percorso turistico.
La città è collocata nella parte salentina della Puglia, lontano dai più famosi siti turistici pugliesi Alberobello e la Valle d’Itria.
L’origine leggendaria di Nardò
L’origine della città è molto antica, come indicato dall’etimologia del nome. Deriva dalla parola illirica nar, che significa “acqua”.
In effetti, una delle tante leggende legate alla sua fondazione è che la città sia emersa proprio nel punto in cui un toro aveva creato un pozzo.
L’origine fu data da un colpo di zoccolo sul terreno (una storia simile al mito greco della sacra sorgente Ippocrene, creata dagli zoccoli di Pegaso).
I riferimenti greci e illirici non dovrebbero sorprenderci, dato che la città è stata fondata dai Messapi.
Si ritiene che provengano da Illyria, il nome dato in epoca pre-romana alla terra che si affaccia sulla Puglia dall’altra parte del mare Adriatico, che comprende oggi Albania, Montenegro, Croazia e Bosnia Erzegovina.
La “Grecia Salentina”
I Messapi formarono un’alleanza militare con Atene per combattere Siracusa e commerciarono con le città della Magna Grecia, le aree dell’Italia meridionale colonizzate dall’antica Grecia.
Un piccolo esempio “vivo” di questa antica influenza greca è ancora visibile nel Salento oggi in Grecia Salentina.
Si tratta di un’enclave linguistica nel cuore della Puglia dove è ancora parlato il Griko, una lingua con tracce dell’antico greco dorico e bizantino.
L’immagine di un toro sacro ( “Tauro non bovi”) sullo stemma di Nardò, probabilmente deriva dall’epoca in cui la Puglia faceva parte del Regno di Aragona e quindi influenzata dalla cultura spagnola.
La Fontana del Toro si trova in Piazza Salandra, forse una delle piazze barocche più belle e allo stesso tempo più sorprendenti del Sud Italia.
Vanta la monumentale guglia in pietra dedicata all’Immacolata Concezione ed il palazzo del Sedile.



Stemma di Nardò – fonte Wikipedia
Un numero incredibile di palazzi storici
Il Sedile di Nardò è l’edificio più antico della piazza. Era la sede del magistrato responsabile delle decisioni cittadine.
Nel XVII secolo, fu aggiunto il pezzo superiore con il santo patrono della città di San Gregorio Armeno, San Michele Arcangelo e Sant’Antonio di Padova.
Una curiosità architettonica è il susseguirsi di balconi colorati in Piazza Salandra. Sembrano provenire da una città sudamericana.
Un’altra caratteristica peculiare architettonica sono i numerosi archi “orfani” sparsi per la città.
La città conta anche un numero incredibile di palazzi storici, molti dei quali hanno urgente bisogno di restauro.
Il più famoso è il Palazzo dell’Università (1588-1612) in Piazza Salandra.
L’edificio ospitò gli uffici comunali fino al 1934, quando furono trasferiti al Castello di Acquaviva.
La fortezza fu costruita dalla famiglia Acquaviva, una delle sette dinastie del Regno di Napoli.
C’è anche Palazzo de Pandi, risalente al XV secolo. Rinnovato nel 1800, caratterizzato da un curioso passaggio ad arco con tetto in vetro tra i due edifici che fanno parte del Palazzo, consente ai suoi abitanti di attraversare la strada “al chiuso”. La corte interna e alcune stanze sono decorate con affreschi.
Particolarmente degno di nota tra gli edifici religiosi, è la Chiesa di San Domenico, costruita tra il 1580 e il 1594, con la sua magnifica facciata barocca.
Il terremoto del 1743 distrusse quasi completamente la chiesa, lasciando tuttavia miracolosamente intatta la facciata.



Piazza di Nardò: fonte Instagram
Nardò, centro religioso
Nardò è sempre stato un rifugio ospitale e sicuro per vari ordini monastici e persone di varie religioni.
La chiesa e il convento di Santa Chiara è il più antico complesso monastico dell’Italia meridionale.
Le suore Clarisse che cercarono rifugio all’interno delle mura della città, fondarono il monastero nel 1265.
Nel XV secolo il convento possedeva notevoli proprietà che lo rendevano uno dei più ricchi del Regno di Napoli, a cui la Puglia è appartenuta, fino a quando non fu annessa al Regno d’Italia nel 1860.



Convento di Santa Chiara, fonte Wikipedia
L’aiuto agli ebrei
Negli anni successivi dal 1943 al 1947, la città ospitò più di 100 mila sopravvissuti ai campi di concentramento.
La comunità di Nardò li ha accolti calorosamente e li ha assistiti nonostante le loro difficili condizioni, indeboliti e scoraggiati da anni di guerra.
Dopo anni di prigionia, ai rifugiati ebrei fu data la possibilità di praticare liberamente la propria religione e le proprie tradizioni nella Sinagoga allestita a Santa Maria al Bagno, la località balneare di Nardò.
Il Museo della Memoria e dell’Accoglienza di Santa Maria al Bagno, racconta la storia di questi sopravvissuti dell’Olocausto che arrivarono in questa parte d’Italia. Racconta un esempio delle capacità di scambio e di amicizia tra popolazione locale e rifugiati.
Su una nota diversa, ma sempre nella stessa vena (di ospitalità), ogni anno all’inizio di luglio, Nardò ospita un festival internazionale unico: Circonauta.
Non sappiamo se ci sarà quest’anno a causa del Covid-19. E’ un’iniziativa dedicata al circo e agli artisti di strada, durante il quale attori, acrobati, fachiri e videomaker eseguono spettacoli unici dal vivo, in Piazza Salandra.
Speriamo di avervi incuriosito con Nardò e le sue bellezze e lo consigliamo in un’ottica di slow tourism e turismo di prossimità!
Marzia Parmigiani
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