Tempo di lettura: 6 minutiNomadi digitali in Giappone.
Nomadi digitali in Giappone: una buona scelta per lavorare da remoto?
In questo articolo scopriremo che anche se il Giappone non è la scelta migliore per il nomadismo digitale, con qualche dritta e scelte intelligenti, anche il Giappone è un paese assolutamente abbordabile.
Nel caso, vi consigliamo di passarci almeno un paio di mesi (con l’attuale visto turistico si può stare fino a 90 giorni).
Ma il Giappone è un paese così ricco di bellezza che ci vorrete stare il più possibile: parola de “Il Mio Viaggio In Giappone” e di Traveltherapists, ovviamente!
Quale visto occorre per un nomade digitale che voglia trascorrere un periodo in Giappone?
Allo stato attuale, non esiste un visto speciale per nomadi digitali in Giappone.
Altra cosa, è chiedere un visto per lavoro, e in questo caso, ci sono diverse opzioni.
Tendenzialmente, i visti che si possono ottenere per un periodo di lavoro in Giappone, dipendono dalla professione, dalla durata del soggiorno e da altri elementi.
Nomadi digitali in Giappone: visti per lavoro
I visti rilasciati dal Ministero, coprono solo determinate professioni ed elevati livelli di conoscenza.
Questo significa che le persone in grado di svolgere lavori manuali o semplici, avranno minor possibilità di “conquistare” questo tipo di visto. Ma non scoraggiatevi! I casi vengono valutati singolarmente.
Nomadi digitali in Giappone: i visti di lavoro rilasciati dal governo riguardano 5 principali settori
1) Ingegneria, discipline umanistiche e servizi
Le persone con una laurea in Ingegneria, scienze umanistiche o scienze naturali, possono richiedere un visto lavorativo dal governo giapponese.
Questo, se oltre la laurea, hanno almeno 10 anni di esperienza professionale.
Lo stesso vale per i professionisti in discipline umanistiche, impiegati in campo economico, giuridico, sociale o nelle scienze umane.
I professionisti che prestano servizi internazionali, come traduzioni, interpretariato o insegnamento, possono trovare lavoro anche nella moda, design, commercio internazionale e pubbliche relazioni.
Per loro si richiede almeno tre anni di esperienza professionale. Tuttavia, per interpretariato, traduzione o insegnamento, può essere sufficiente il diploma universitario.
2) Nomadi digitali in Giappone: expats di società straniere
Anche gli espatriati di società straniere o di filiali o partner delle aziende giapponesi, possono richiedere il visto per lavoro.
E’ richiesto almeno un anno di lavoro nell’ufficio estero.
3) Manodopera specializzata
In questa categoria rientrano diverse attività specializzate di alto profilo.
Architetti, cuochi, sommelier, orafi, piloti di aerei, istruttori sportivi, addestratori di animali, lavoratori delle pelli/pellicce; e ingegneri civili.
Questi lavoratori specializzati necessitano dai 3 ai 10 anni di esperienza nel loro campo, incluso il periodo di formazione stesso.
4) Nomadi digitali in Giappone: Business Manager e Start-up
I visti rilasciati per Business Manager e Start-up, riguardano persone che stanno implementando nuove realtà aziendali o stanno investendo/gestendo attività per altri in Giappone.
Per questo, occorre uno spazio fisico dedicato in Giappone e un investimento di almeno 5 milioni di yen per nuove applicazioni aziendali.
In più, 10 milioni di yen di vendite e 5 milioni di yen per le spese di rinnovo.
Per chi vuole un visto da Business Manager, in modo da avviare un’attività in Giappone con uno spazio fisico, occorre: investire almeno 5 milioni di yen o assumere almeno 2 dipendenti a tempo pieno.
Questo visto consente di ottenere una carta di soggiorno, registrare l’attività e aprire un conto bancario.
Inoltre, il Giappone, ha introdotto un visto per start-up che permette la residenza per almeno 6 mesi con meno requisiti e valido solo in alcune città fra cui: Tokyo, Fukuoka e Hiroshima.
5) Professionisti di alto profilo
Si tratta di un visto introdotto nel maggio 2012.
L’obiettivo del governo giapponese era attirare alti profili per contribuire all’economia.
Altri tipi di visti di lavoro, concessi a persone con determinati status e conoscenze, sono ad esempio: diplomatici e funzionari; professori, giornalisti, artisti, missionari, ricercatori, etc.
Nomadi digitali in Giappone: visto non lavorativo
Il classico visto con cui si entra in Giappone, è il visto per turismo.
Tuttavia, esiste la possibilità di lavorare in Giappone, anche entrando con un visto non lavorativo, ma soltanto dopo il permesso dell’ufficio immigrazione e con un numero di ore lavorative inferiori all’orario lavorativo settimanale.
Infatti esistono visti per studenti iscritti alle scuole del Giappone; visti per tirocinio/formazione; visti per stage; visti dipendenti per coniugi o figli; visti per attività culturali senza reddito.
Cosa mi serve per ottenere un visto per il Giappone?
Per il normale visto turistico, non dovete fare altro che andare nel paese con il vostro passaporto. In aereo vi faranno compilare una scheda con i vostri dati.
Ovviamente, per gli altri tipi di visto, i documenti specifici che da preparare per la richiesta del visto dipendono dal tipo di visto.
Generalmente si richiedono modulo per la domanda compilato; tassa per la richiesta del visto; certificato di idoneità; passaporto, certificato di nascita; eventuale certificato di matrimonio.
Altri requisiti necessari, sono da valutare di volta in volta, in base al tipo di visto.
Alcuni visti di lavoro richiedono copia dei documenti di studio, lavoro, etc. ed eventuali colloqui.
Non sempre le richieste per il visto sono accettate, ma niente paura: la domanda può essere ripresentata dopo un periodo di tempo.
Insomma, forse ora avrete un po’ più di chiarezza sulla questione dei visti per nomadi digitali per il Giappone.
Speriamo di avervi aiutato e fatto un po’ sognare la vostra possibile esperienza di un periodo da nomadi digitali in Giappone!
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