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Anaïs Nin disse “Non vediamo le cose come sono, ma come siamo.”
Cosa pensate di questa frase? Spesso pensiamo alla realtà come qualcosa di obiettivo, nitido, insindacabile! La verità, è che per quanto cerchiamo di mantenerci neutri, equi e con la giusta distanza, esiste una narrazione differente delle cose, almeno tante quante sono le persone sul pianeta.
Noi di Traveltherapists in questo articolo vi parliamo di quanto sia importante il punto di vista ed il modo in cui influenza la nostra vita e vi raccontiamo la recente storia di Irina Belaeva, che ha deciso di fare opere d’arte sulle buche di Messina.
Il modo di vedere le cose decide la qualità della vita
Ogni situazione porta con sé una duplice lettura
“Ogni essere umano, ha sempre libertà di scelta”. Non ci credete? Tanti anni fa, quando ero ancora una studentessa, il mio professore di psicologia se ne uscì con questa frase. Io intervenni subito, dicendo che non era vero, facendogli l’esempio estremo di un condannato a morte, di fronte al plotone d’esecuzione.
Che scelta poteva avere?
Pensai di farlo ricredere. Lui invece mi rispose che anche in quell’occasione, un condannato a morte, può ad esempio, scegliere di morire con dignità o meno.
Insomma, il nostro modo di vedere le cose, non solo influenza la nostra vita, ma anche il nostro umore, i nostri livelli energetici e come il mondo, “risponde” a chi siamo.
Quindi quando ci troviamo di fronte ad un problema, un evento critico, possiamo scegliere di vedere solo il male, oppure provare a valutare anche le parti positive che una situazione può arrecare.
Scegliere il modo in cui raccontiamo la nostra vita, significa decidere che tipo di vita raccontiamo.
Opere d’arte sulle buche di Messina
Irina Belaeva, è un esempio di come si possa scegliere di comportarsi in modo positivo ed originale di fronte ad un problema. Irma, in arte, è un’artista originaria della Bielorussia. Vive a Messina e ha sofferto molto nel vedere il degrado di alcuni marciapiedi e strade che progressivamente si sono riempite di buche.
Ha cominciato allora a raccogliere pezzi di mattoni, mattonelle colorate, prese dai cassoni dei lavori in corso. Anche gli amici si sono prodigati per aiutarla, dandole il materiale di scarto a loro disposizione. Irma non aveva mai fatto dei mosaici, ma le è sembrata la soluzione migliore. Partendo dal suo balcone, ha poi continuato con questa sua arte portandola per le strade, sui marciapiedi: insomma, ha spezzato il grigiore del contesto, riempiendolo di colore. Ciò, oltre ad aver abbellito la città, ha anche permesso di renderla più sicura per i pedoni. Così è nato il progetto dei “Tappeti di Irma”: le opere sono visibili percorrendo viale Boccetta, arrivando al Museo Messina nel ‘900, luogo con gran passaggio turistico.
Distrart
L’arte di Irma si è intrecciata idealmente anche con Distrart, una manifestazione artistica tesa alla riqualificazione del territorio. Messina, in un progetto con l’ambizione di riavvicinare simbolicamente la città al suo mare.
Purtroppo l’urbanizzazione selvaggia, avvenuta dopo il terremoto del 1908 che distrusse completamente Messina, la città è stata sempre di più allontanata dalla costa.
La linea ferroviaria, le cancellate della banchina del porto, la fiera, le aree dei traghetti che collegano la Sicilia alla Calabria ed i tram che tagliano trasversalmente il centro.
Distrart, ha riportato l’attenzione sui temi legati alla memoria collettiva del territorio. Miti, leggende e tradizioni, nonché tutti quegli aspetti della storia e dell’arte, della geografia e della religione, che sono l’anima vera della città.Se volete saperne di più, cliccate qui.
Marzia Parmigiani
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