Parlare dell’imperialismo britannico nel 2020

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Parlare dell’imperialismo britannico nel 2020

Nelle ultime settimane, diverse proteste e manifestazione in tutto il mondo stanno appoggiando i movimenti contro la discriminazione razziale, come Black Lives Matter.
Fra i vari gesti simbolici ed eclatanti, che mettono in discussione la narrazione di una storia passata non proprio idilliaca, una famosa statua, è stata abbattuta. Si tratta del monumento al cittadino di Bristol, mercante di schiavi del XVII secolo, Edward Colston.
E’ giunto un momento di aprire un discorso sull’imperialismo britannico.
La rimozione della statua di Colston in ​​Inghilterra, inizia un dialogo su come siamo modellati dal nostro passato e su come configuriamo il presente. Qui potete vedere il video della rimozione della statua.
Decine di migliaia di persone hanno protestato nelle città britanniche in un movimento solidale con con coloro che si sono ribellati alla brutalità della polizia contro i neri americani. Hanno evidenziato ingiustizie simili anche in Gran Bretagna. 
I manifestanti nella città di Bristol hanno stabilito connessioni. Legami tra l’omicidio ad opera di un agente di polizia bianco, ai danni di George Floyd. Il malcapitato era un uomo di colore a Minneapolis.
I manifestanti hanno inoltre trovato legami con le storie del colonialismo e della tratta degli schiavi. 
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Chi era Edward Colston?

Tra il 1672 e il 1689, la Royal African Company di Colston spedì circa 100.000 persone schiavi dall’Africa occidentale alle Americhe e ai Caraibi, marchiandole sul petto con l’acronimo della sua società, RAC. 
Le malattie e la disidratazione hanno ucciso oltre 20.000 persone portate su quelle navi dalla compagnia di Colston. I loro corpi sono stati gettati nell’oceano. 
Eppure la statua in bronzo di Colston, che fu eretta nel 1895 a Bristol, portava l’incisione “…uno dei figli più virtuosi e saggi della città”.

Perché abbattere le statue dei personaggi del passato?

Abbattere le statue è un modo di gestire inquietanti eventi del passato, quando non si riescono a riconoscere le più ampie verità sull’Impero britannico. 
In passato, sono stati fatti tentativi attraverso petizioni, lettere e dialogo con le autorità locali per modificare l’iscrizione.
Si è tentato di riconsiderare i nomi delle istituzioni civili e pubbliche che hanno continuato a onorarlo, tutto inutilmente. 
In questi giorni, persone di ogni provenienza si sono unite per evidenziare le molteplici ingiustizie incarnate dalla statua di Edward Colston e hanno preso in mano la situazione.
La glorificazione dell’Impero britannico nonostante le sue storie di colonizzazione, saccheggio e schiavitù è evidente nell’enorme quantità di statue dedicate.
L’espropriazione, l’appropriazione, l’eliminazione e la riduzione in schiavitù furono fondamentali per l’impero britannico e per la costruzione della Gran Bretagna moderna. 
La sua iniziale espansione verso ovest nei territori delle Americhe fu seguita da iniziative commerciali e coloniali in Oriente. 
Ciò è stato aggravato dal coinvolgimento della Gran Bretagna nel commercio europeo di esseri umani, dall’Africa e dall’Asia.

La statua di Colston abbattuta a Bristol – fonte: wikipedia

Le scuole non raccontano il modo in cui l’impero britannico è stato costruito

Queste storie non entrano nelle normali narrazioni delle vicende storiche della Gran Bretagna.
Di contro, c’è una glorificazione dell’impero.
Si porta avanti una sorta di amnesia storica che tende ad essere indulgente o benevola nei confronti di queste modalità di azione.
La fine dell’impero britannico è similmente elusa.
La limitata comprensione pubblica dell’impero, attraverso l’educazione, le storie popolari e gli spettacoli televisivi, è in gran parte un esercizio di dimenticanza o celebrazione. 
Non è necessario insegnare agli studenti britannici attraverso quali modi la gran Bretagna abbia costruito il suo impero. 
Pochi britannici hanno una comprensione adeguata delle storie che hanno contribuito a creare la Gran Bretagna.
Ancor meno persone, comprendono quanto questa glorificazione indiscussa di quella storia, sia del tutto inappropriata.

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Da impero a “piccola isola”

Nel corso del XX secolo, i movimenti di decolonizzazione, dall’Irlanda all’India e attraverso il continente africano, hanno iniziato sistematicamente a smantellare l’impero britannico.
Il declino della Gran Bretagna, da potenza globale imperiale, a “piccola isola” coincise con il suo ingresso nella Comunità economica europea. 
Ciò ha mascherato la perdita del potere e dello status globali causati dalla perdita dell’impero e ha permesso alla Gran Bretagna di continuare a esercitare un’influenza enorme sulla scena mondiale.

Con la Brexit il passato torna a galla

Infatti, è significativo che quando la Gran Bretagna ha lasciato l’Unione Europea, si è parlato sia della questione Brexit,  sia di questioni irrisolte del passato imperiale. 
I discorsi intorno al referendum sulla Brexit hanno cercato di rivendicare la sovranità nazionale.
Questo, con scarso riconoscimento del fatto che la Gran Bretagna non era solo una nazione, ma un impero.

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La questione della Brexit è stata bruscamente interrotta dagli eventi degli ultimi mesi

La rinascita del movimento globale Black Lives Matter, dopo la morte di George Floyd ha messo in luce una situazione problematica. Le morti sproporzionate di cittadini etnici neri, asiatici e di altre minoranze in Gran Bretagna per Coronavirus, non sono passate inosservate.
Si trattava per lo più persone originarie delle ex colonie.
Le conseguenze ereditate del colonialismo sono evidenti. Le disuguaglianze e le ingiustizie create dal colonialismo, dalla schiavitù e dall’impero, si manifestano nei monumenti. Statue di uomini come Edward Colston, Robert Clive, Henry Dundas e Cecil Rhodes. 
L’abbattimento della statua di Colston ha reso possibile l’apertura di un discorso molto importante.
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I diritti umani non sono facoltativi e bisogna sempre lottare

Uguaglianza e libertà non sono cose che devono esser date per scontato, ma principi per cui occorre sempre lottare.
Una statua in Inghilterra cade e l’ignoranza sul passato coloniale è lacerato.
Un’altra statua in Italia, quella di Indro Montanelli, è stata imbrattata. E se è vero che un uomo, non si giudica da un’azione, possiamo però dire che “acquistare una sposa” di 12 anni, non sia un gesto facilmente ignorabile.
Questo non è un momento per riscrivere quell’ignoranza. 
Piuttosto, è un momento per riconoscere ciò che ora è diventato collettivamente visibile e rappresentarci di nuovo.

Bibliografia: Gurminder , K. Dr. Bhambra, “Rethinking Modernity: Postcolonianlism and the Sociological Imagination”, 2007.

Aggiornamento al 7 luglio 2020. Questo contenuto è stato valorizzato dalla comunità afroamericana in varie parti del mondo, essendo fruibile anche in lingua inglese.
Per questo siamo state contattate da Finimpact, che si occupa di supportare la piccola imprenditoria dei neri e ovviamente di portare avanti le istanze di Black Lives Matter.
Ci hanno chiesto di linkare a questo articolo, il loro sito con una guida per migliorare la propria condizione di piccoli imprenditori e lo facciamo più che volentieri.
Marzia Parmigiani
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