Perché compriamo libri per non leggerli? La risposta è tsundoku e arriva dal Giappone

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Perché compriamo libri per non leggerli.

Perché compriamo libri per non leggerli? La risposta è tsundoku e arriva dal Giappone

È capitato a tutti: mentre ci aggiriamo in una libreria o in un negozio dell’usato, lo sguardo si posa su qualcosa di interessante. Un romanzo che volevamo leggere, un gadget da cucina stravagante o un capo d’abbigliamento che dobbiamo assolutamente avere. Così lo compriamo, lo portiamo a casa e lo mettiamo con entusiasmo sulla nostra libreria o in un cassetto, pensando: “Non vedo l’ora di usarlo!”. Ma poi rimane lì. Passano giorni, settimane, mesi e non viene toccato. Come mai succede?

In questo articolo capiremo perché compriamo libri per non leggerli? La risposta è tsundoku e arriva dal Giappone!

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Questo fenomeno ha persino un nome in giapponese: tsundoku. Si riferisce all’atto di acquistare libri e non leggerli. Ma lo tsundoku non si applica solo ai libri, bensì a tutte le volte che acquistiamo un oggetto con l’intenzione di usarlo, per poi lasciarlo inutilizzato a prendere polvere.

La parola 積ん読 combina tsunde-oku, che significa “lasciare accumulare”, e doku, che significa “leggere”. Quindi tsundoku si traduce letteralmente in “comprare libri e accatastarli senza leggerli”.

Da dove viene tsundoku? Perché compriamo libri per non leggerli?

Le origini della parola tsundoku possono essere fatte risalire all’epoca Meiji in Giappone (1868-1912), un periodo in cui il Paese si stava rapidamente modernizzando ed espandendo la propria cultura letteraria. Durante questo periodo, i libri divennero più ampiamente disponibili grazie al miglioramento delle tecnologie di stampa e all’aumento del tasso di alfabetizzazione. Tuttavia, le persone acquistavano più libri di quanti ne potessero effettivamente leggere, con il risultato di accumulare pile di testi non letti.

Questo fenomeno di “accumulo” di libri ha fatto nascere l’esigenza di un termine per descriverlo, e così è nata la parola tsundoku. Il termine divenne popolare alla fine del XIX secolo e si diffuse nel XX secolo.

All’epoca, tsundoku era visto come un problema relativo alle classi di alto rango: dimostrare la propria cultura e di avere abbastanza agio economico per comprare tanti libri.

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Elina a Jimbocho

Tsundoku oggi

Oggi, invece, il significato di tsundoku ha spesso una connotazione più negativa. Rappresenta la tendenza consumistica ad acquistare più libri di quanti se ne possano usare o leggere in tutta la vita. Tsundoku può anche significare che si aspira a un’identità di persona colta o intellettuale, senza però leggere davvero.

In sostanza, tsundoku si riferisce all’acquisto e all’accumulo eccessivo di libri che non vengono letti, spesso acquistati per proiettare un’immagine di sé piuttosto che per soddisfare un autentico desiderio di leggere il contenuto. Evidenzia il divario tra le nostre aspirazioni e la realtà quando si tratta di abitudini di lettura.

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Elina e Marzia con il nuovo romanzo di Murakami 2023

Perché compriamo libri che non leggiamo?

Ci sono alcuni fattori chiave in gioco:

Aspirazione: quando compriamo qualcosa di nuovo, vorremmo essere un certo tipo di persona. Una persona colta che acquista romanzi classici, una grande cuoca che ha una cucina piena di gadget, una persona che segue i trend con un guardaroba all’ultima moda. Analogamente alle aspirazioni, quando compriamo degli oggetti segnaliamo agli altri qualcosa della nostra identità.

Perciò, i libri sul nostro scaffale, i vestiti nel nostro armadio – agiscono come significanti sociali che dicono “sono il tipo di persona a cui piace questo”.

Tentazione dell’affare: i saldi, le “limited edition” e gli sconti mandano in cortocircuito il nostro ragionamento. Quando qualcosa è a buon mercato o in saldo, tendiamo a comprarlo anche se non ne abbiamo bisogno.

Mancanza di pianificazione: spesso siamo troppo ottimisti riguardo al nostro tempo libero e alle nostre energie. Sul momento, abbiamo davvero intenzione di leggere quel libro o di dedicarci a un nuovo hobby, ma sopravvalutiamo di molto la nostra motivazione e concentrazione futura.

Insomma. sebbene lo tsundoku occasionale non sia un grosso problema, può diventare problematico. Lo shopping compulsivo prosciuga i nostri portafogli, il disordine invade i nostri spazi e le cose che volevamo sperimentare non vengono realizzate. Che cosa possiamo fare?

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Libreria a Jimbocho, Tokyo

Consigli per evitare tsundoku

– Valutare il motivo per cui si acquista qualcosa. È solo la tentazione di un buon affare? O è in linea con gli obiettivi e le esperienze per cui state lavorando attivamente?

– Limitare gli acquisti d’impulso. Concedetevi un periodo di riflessione per valutare se effettivamente utilizzerete qualcosa.

– Scegliete intenzionalmente i vostri interessi. Non comprate un libro se non pensate di leggerlo nelle prossime settimane.

– Valutate ciò che già possedete. Fate un bilancio di vestiti, libri, strumenti ecc. e usateli intenzionalmente prima di acquistarne altri.

– Riducete al minimo le distrazioni e le gratificazioni che vi impediscono di usare ciò che già possedete. Curate il vostro spazio e il vostro tempo.

– Se una cosa non la usate davvero, donatela in modo che altri possano goderne invece di lasciarla in soffitta o in garage.

In questo articolo abbiamo parlato del perché compriamo libri per non leggerli? La risposta è tsundoku e arriva dal Giappone. Con un po’ di attenzione, possiamo combattere la tendenza allo tsundoku. Scegliete in modo mirato ciò che portate nella vostra vita e utilizzate gli oggetti che acquistate per arricchire le vostre esperienze. Otterrete più valore e meno disordine!

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firma marzia parmigiani

FOTO: Credit by Depositphotos.com

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