Perché in Giappone si parla meno l’inglese rispetto a Cina e Corea?

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Perché in Giappone si parla meno l’inglese rispetto a Cina e Corea?

Perché in Giappone si parla meno l’inglese rispetto a Cina e Corea?

Molte persone prima di andare in Giappone, temono le barriere linguistiche.
Ciò perché hanno sentito dire che pochissimi giapponesi parlano l’inglese, rispetto ad altri paesi asiatici.
Questa situazione è reale: spesso al di fuori delle grandi città e degli uffici turistici, in Giappone l’inglese è poco diffuso.
Ma non temete, riuscirete comunque a capirvi!
In questo articolo però, parliamo del perché in Giappone si parla meno l’inglese rispetto a Cina e Corea.
Le motivazioni affondano le radici in questioni geografiche, economiche, culturali e linguistiche!Prima di continuare, per essere sempre informati sugli aggiornamenti in merito a curiosità sul Giappone, cultura giapponese, migliori hotel di Tokyo dove dormire a Tokyo e consigli sull’organizzazione dei viaggi in Giappone, consigliamo di visitare e seguire la nostra pagina Facebook dedicata “Il Mio Viaggio In Giappone”.

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Perché in Giappone si parla meno l’inglese rispetto a Cina e Corea? Aspetti geografici

Il Giappone è geograficamente isolato dal continente e collocato in un’area che anticamente, per molti asiatici era considerata la fine del mondo.
E’ un paese con pochissime risorse naturali e ha una conformazione territoriale aspra, con poche pianure e molte montagne e vulcani. 
Per secoli il Giappone è stato dilaniato da guerre interne sanguinose fra clan di guerrieri. Questo non ha reso il Giappone, storicamente parlando, un paese appetibile per i vicini.
Da qui ecco gli antichi motivi per lo straordinario isolamento e nazionalismo del paese.
Sostanzialmente, per un lungo periodo senza ingerenze esterne, i giapponesi hanno potuto scegliere di evolversi a loro piacimento, liberamente.
Non erano interessati a ciò che accadeva all’esterno.
La loro situazione unica, era considerata dai nativi, sacra e  parte fondamentale della loro identità.
Ciò ha avuto durante i secoli, un notevole effetto psicologico collettivo.
E come se non bastasse, hanno chiuso il loro paese al resto del mondo per oltre due secoli (fino al 1867, anno dell’abolizione dello shogunato e del restauro del potere imperiale).
Questo, in gran parte spiega il motivo per cui il Giappone è un paese così suggestivo e diverso dagli altri.
Ovviamente, ciò si ripercuote anche sulla lingua.
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Perché in Giappone si parla meno l’inglese rispetto a Cina e Corea? Aspetti economici

Il motivo per cui gli altri asiatici, come Cina, Corea, ma anche Malesia, in genere parlano meglio l’inglese è fondamentalmente economico.
Questi paesi sono stati economicamente instabili fino a tempi recenti.
E per questo motivo, cinesi, coreani e malesi hanno cercato di trovare il modo di sopravvivere sia restando nel loro paese, ma interagendo con l’esterno; sia trasferendosi nei paesi occidentali.
Ecco perché rispetto a cinesi, coreani e malesi, pochissimi giapponesi scelgono di vivere nei paesi occidentali.

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Perché in Giappone si parla meno l’inglese rispetto a Cina e Corea? Aspetti culturali

Il Giappone ha una cultura tendente al wa, all’armonia e al conformismo.
Questi aspetti culturali, sono inculcati nelle persone fin dai primi anni di vita.
Si tratta di principi rafforzati in modo preciso attraverso le scuole e gli enti di istruzione, nonché confermato e codificato dalla società stessa, soprattutto nell’ambito lavorativo.
In tutto questo, parlare inglese non è essenziale (a meno che non si lavori nel turismo o in particolari servizi).
L’inglese è insegnato a scuola, ma non ci si concentra tanto sulla conversazione, quanto sulle regole grammaticali.
Spesso, doverlo parlare crea molta ansia nel/nella giapponese medio/a, perché sa di non essere bravo/a nella conversazione e nei suoni da riprodurre.
Inoltre, occorre considerare che fin da bambini, gli studenti devono imparare i dettagli della cultura, ma anche della lingua giapponese.
Anche l’apprendimento dei kanji comporta molti sforzi ed energie fino all’ultimo anno di liceo.
Anche in seguito, non è raro che persino i profondi conoscitori della lingua giapponese, incontrino dei kanji di tipo più specializzato, che non hanno mai visto prima.
Inoltre, in Giappone, lavoro e studio richiedono un’enorme quantità di attività extra curricolari.
Questo tipo di attività, per lo più sono rivolte a consolidare gli aspetti culturali ed i principi dell’accettazione nel gruppo in generale.
Studenti molto giovani hanno giornate davvero strutturate fino alla sera tardi. Scuola, pratiche sportive o club che li tengono occupati fino alle 10 di sera, per poi dover tornare a scuola presto, il mattino seguente.
Questo impegno così oneroso, lascia poco spazio per potersi appassionare ad altro.
Questa strutturazione del tempo, impedisce di fatto di potersi impegnare in attività differenti da quelle canoniche.
Questo è il meccanismo per cui il sistema di credenze, di idee, di costumi e di linguaggio a sé stanti, viene condiviso e rinforzato a livello nazionale.
Anche se l’inglese viene introdotto nelle scuole sempre più precocemente – vista la mole sopracitata di altre materie di studio e di attività extracurricolari – lo studio della lingua inglese si pone inevitabilmente in secondo piano per lo studente/la studentessa medio/a giapponese.
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Perché in Giappone si parla meno l’inglese rispetto a Cina e Corea? Aspetti linguistici

Infine, i motivi del perché in Giappone si parla meno l’inglese rispetto a Cina e Corea affondano le radici in un aspetto più tecnico: la linguistica.
Infatti, la lingua giapponese ha un sistema fonetico molto più semplice della lingua coreana o della lingua cinese. 
Sul numero dei fonemi (unità linguistiche distintive), ci sono opinioni leggermente diverse. Tuttavia, la maggior parte degli esperti è d’accordo sul fatto che il giapponese abbia un totale di 19 suoni (fonemi).
Se confrontato con il cinese mandarino (che ha circa 29 fonemi, più alcune variazioni tonali), o il coreano (28 fonemi), ci rendiamo conto della diversa complessità.
Considerate che fra le lingue occidentali, l’inglese ha ben 44 fonemi.
Per l’italiano, i fonemi arrivano a 45 considerando (21 consonanti, 7 vocali, 2 consonanti). Tenendo conto anche della variazione della durata di alcune consonanti (15), si arriva ai 45 fonemi.
Apparentemente, potrebbe non sembrare una grossa complicazione. Tuttavia, provare a pronunciare un suono che non si è mai pronunciato prima, comporta uno sforzo enorme.
Questo è particolarmente vero per il giapponese, che usa una gamma di suoni davvero ristretta rispetto all’inglese, all’italiano, al cinese o al coreano.
Poiché chiedere al giapponese medio di vocalizzare la corretta pronuncia inglese (davvero differente rispetto la loro normale gamma fonetica), è abbastanza difficile, i nativi si imbattono in questo problema molto prima, rispetto a chi parla le lingue con più ampia variazione fonetica.
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Perché in Giappone si parla meno l’inglese rispetto a Cina e Corea? L’importanza dell’età di apprendimento di una lingua

Un altro aspetto da considerare è anche l’età in cui si apprende una lingua.
Infatti, man mano che passano gli anni, sia l’acutezza uditiva che il profilo vocale si restringono alla lingua madre o a quelle apprese in giovane età.
Se per una vita l’unica lingua parlata è il giapponese, è più difficile – anche se non impossibile – imparare altre lingue dopo il raggiungimento dell’età adulta.
Parlare lingue diverse implica un utilizzo completamente diverso sia della muscolatura, dell’emissione vocale e del respiro per produrre le parole in una nuova lingua.
Nelle lingue occidentali come inglese e italiano – seppur diverse fra loro – esistono suoni che non sono concepiti in lingua giapponese.
Molti di voi sapranno della “confusione” fra i suoni “L”, “R” e “V” in giapponese.
Facendo qualche esempio, considerate che le parole di origine straniera sono tradotte in giapponese usando i katakana.
Allora, ecco che il nome italiano “Valentina” diventa in katakana バレンチーナ e suona più o meno come Barenchīna.
Mentre un termine preso dall’inglese come “love letter” che essendo in lingua straniera viene trascritto in giapponese usando sempre i katakana ラブレター(suona più o meno come “raburetā”).
Con queste precisazioni, vi renderete conto che è difficile pronunciare all’occidentale queste parole.
Non è che i giapponesi siano incapaci di farlo, ma semplicemente prima di provare a parlare l’inglese, non hanno mai dovuto coordinare labbra, lingua, bocca e respiro allo stesso modo.
Ciò non significa che con il giusto insegnamento, i giapponesi non possano iniziare a farlo.
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Fonte: Miyo Ushiro (meyoutravels) Instagram

Perché in Giappone si parla meno l’inglese rispetto a Cina e Corea? La grammatica giapponese

Altri aspetti da considerare nella linguistica, riguardano la grammatica.
Infatti, la grammatica giapponese è molto diversa dalla grammatica inglese.
Un giapponese che provi a parlare inglese, dovrà letteralmente formulare la frase interamente, prima di poterla dire ed è abbastanza complicato e frustrante.
Anche i madrelingua giapponesi che dedichino i loro sforzi all’apprendimento dell’inglese, dovranno studiare a lungo ed in modo approfondito, prima di parlare in modo fluente.
Tuttavia, è interessante notare che le giovani generazioni stanno parzialmente facendo un cambiamento di rotta.
Nonostante la pandemia, all’epoca della globalizzazione in cui l’inglese è una lingua parlata ovunque, è abbastanza probabile che questo idioma si diffonderà molto di più, anche fra i nativi giapponesi.
Questo pensiero, è avvalorato dalla storia del paese.
In effetti, seppur il Giappone abbia una reputazione di un paese ultra tradizionale e conservatore, dall’altro lato, la sua storia mostra una comprovata adattabilità, nonché l’ineguagliabile capacità di arrivare al massimo dei risultati, partendo da modeste basi.

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Riferimenti:

Dijk, A.G. van; (2010) “Phonetic Elements in Japanese Characters: A Supportive Tool for Learning Japanese” Paperback – Mjur (Oxon).

firma marzia parmigiani

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