Phubbing e Coronavirus: quello smartphone che separa dagli altri

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Phubbing e Coronavirus: quello smartphone che separa dagli altri

Vi è mai capitato di uscire con qualcuno che non fa altro che guardare il cellulare? A me sì, e non è stato piacevole.
Insomma, sono stata vittima di phubbing.
Qui parliamo di phubbing e Coronavirus: quello smartphone che separa dagli altri.
Recenti ricerche svelano come il phubbing non solo peggiori le interazioni sociali in modo diffuso, ma che stia addirittura peggiorando il rapporto fra genitori e figli, soprattutto durante la pandemia.
Ma di cosa si tratta?

Cosa significa phubbing?

Phubbing, una parola inglese formata da phone (“telefono”) e snobbing (snub, ignore).

La parola “phubbing” è stata coniata nel 2012, in occasione di una campagna per il Macquarie Dictionary, un dizionario inglese australiano. 
Da allora, la parola è stata utilizzata in centinaia di media cartacei e online in tutto il mondo, anche con l’hashtag #stopphubbing.
Il phubbing è l’atto oramai diffuso di ignorare le persone che sono fisicamente presenti, passando il tempo “scrollando” il telefono invece di comunicare. 

Il phubbing è un comportamento radicato nelle nostre vite

Forse non vi rendete conto di quanto tempo passate con il vostro telefono in mano.
L’atto del phubbing è radicato nelle nostre vite: secondo uno studio della Baylor University, il 22,6% degli intervistati ammette che quest’abitudine causa problemi nelle interazioni con il partner e con gli amici, che risultano essere meno soddisfacenti.
Infatti, il continuo utilizzo del telefono, sottraendo attenzione agli interlocutori, può portare a discussioni, insoddisfazione e rotture.
Il phubbing è talmente comune, da aver portato alcuni bar e ristoranti, a offrire uno sconto ai clienti che lasciano il cellulare all’ingresso; o a eliminare il Wi-Fi dal locale, con tanto di cartelli a invitare le persone a parlarsi. 
Molti studi e ricerche hanno collegato il phubbing a conseguenze sulla salute mentale come depressione e minore soddisfazione di vita. 
E questa insoddisfazione per le relazioni genera insoddisfazione generale, persino depressione.

Lo studio sul Phubbing di Psychological Reports

Prestare attenzione allo smartphone piuttosto che alle persone vicine, altera le interazioni sociali.
Inoltre si collega ad una serie di conseguenze sulla salute mentale, secondo uno studio pubblicato su Psychological Reports.
I risultati hanno mostrato che quando si trattava di ignorare qualcuno – intenti a guardare il proprio smartphone, o di essere ignorato da qualcun altro, entrambe le situazioni includevano sentimenti negativi.
Ansia, depressione, ostilità e somatizzazione.
Risultati coerenti con la ricerca che mostra come la dipendenza dal cellulare, sia collegata a tratti psicologici sfavorevoli e un’interazione sociale compromessa. 
Gli autori sottolineano che le persone che si sentono costantemente messe da parte dal partner, rispetto al telefono, rischiano di sentirsi inferiori e molto a disagio.
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In cosa consiste il comportamento del phubbing?

I phubbers – coloro che snobbano l’altro privilegiando il proprio smartphone –  generalmente non utilizzano i telefoni per chiamate importanti o comunicazioni di emergenza.
Il più delle volte, le persone semplicemente scorrono i feed dei social media o pubblicano selfie, o foto di quello che stanno facendo; altri chattano o giocano online.
Insomma, tutte attività dannose per la persona che si trova vis a vis con il phubber. 
Poco conta se il phubber pubblica foto di ciò che sta facendo con l’altra persona:
prestare attenzione continua al telefono, distrae dall’effettiva interazione. 
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Il phubbing nelle relazioni genitori-figli

In questi giorni segnati dalla pandemia e da minore possibilità di svago al di fuori delle mura domestiche, si è tornati a parlare di phubbing in relazione alla dinamica genitori-figli.
Una recente ricerca dal nome “Mamma, papà, guardami”: Lo sviluppo della Parental Phubbing Scale, a cura dell’Università Bicocca di Milano, ha messo in luce un dato sconcertante.
L’uso eccessivo del cellulare da parte dei genitori in presenza dei figli, comporta una diminuzione della soddisfazione dei giovani nei confronti delle loro figure parentali.
La ricerca di Pancani, Gerosa, Gui e Riva, rivela gli effetti del phubbing ed il possibile impatto che questa pratica, effettuata dai genitori, possa avere sui propri figli.
Nell’articolo è stata introdotta una nuova scala per misurare la percezione di essere soggetti al phubbing da parte dei genitori e mostrava la prevalenza del phubbing percepito su un campione stratificato di 3289 adolescenti. 
Inoltre, i risultati hanno mostrato correlazione tra i livelli di phubbing dei genitori percepiti dai bambini ed i loro sentimenti di disconnessione sociale con i genitori.
Questo significa che più i bambini sentivano che uno o entrambi i loro genitori li mettessero da parte dando priorità agli smartphone, meno i bambini si sentivano connessi ai loro genitori.
Se siete genitori e volete dare il buon esempio ai vostri figli, riflettete sui vostri comportamenti abituali.
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Gli smartphone riducono la qualità delle interazioni

Inoltre, il solo fatto di avere uno smartphone visibile e nelle vicinanze durante un’interazione può interferire con la conversazione.
In sintesi, i ricercatori hanno scoperto che “la presenza di telefoni cellulari può interferire con le relazioni umane, un effetto che è più evidente quando le persone discutono di questioni di importanza personale”.
Inoltre, quando i cellulari non sono presenti, l’empatia aumenta.
Quindi, possiamo concludere che la tecnologia e la comunicazione interpersonale spesso non vanno d’accordo.
Ma cosa fa la persona che non viene considerata da chi si lascia andare al phubbing?
Ironia della sorte, capita loro di reagire usando di più i loro telefoni, in particolare i social media (David e Roberts, 2017).
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Phubbing e nomofobia e FOMO

Tuttavia, il phubbing è una conseguenza dell’ossessione per il telefono cellulare.
Le ricerche hanno scoperto che la dipendenza da smartphone (nomofobia) à la ragione più comune per il phubbing. 
Infatti, la dipendenza da Internet e dai telefoni cellulari ha un effetto sul cervello simile a quello dell’eroina e di altre droghe. 
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L’uso frequente di smartphone e social media sta cambiando il cervello degli adolescenti

In effetti, la ricerca ha dimostrato che scorrere il nostro feed e ottenere “Mi piace” sui social, attiva gli stessi circuiti dopaminergici che vengono attivati ​​mangiando cioccolato o fumando.
Infatti, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Cyberpsychology, Behaviour and Social Networking, l’interruzione improvvisa del social networking può – su alcuni soggetti – causare segni e sintomi che assomigliano a sintomi di astinenza o astinenza da farmaci o alcol.
Insomma, l’uso frequente dei social media sta ridefinendo il cervello degli adolescenti in via di sviluppo che si trovano alla ricerca costante di una gratificazione immediata.

Comportamento strettamente correlato alla FOMO.

 

Cosa è la FOMO?

Il ricercatore della Oxford University, Andrew Przybylski, è stato il primo ad occuparsi della FOMO, che corrisponde all’acronimo di Fear Of Missing Out. 

Il ricercatore nel 2013 la definisce cosi:

“….uno stato di ansia sociale, dato dal bisogno di essere sempre informati su tutto ciò che stanno facendo gli altri e dalla preoccupazione eccessiva e ossessiva che gli altri facciano esperienze gratificanti nelle quali non si è presenti o coinvolti direttamente.”

Il risultato principale, almeno per qualcuno che studia l’impatto dei social media è che “… la paura di perdersi ha giocato un ruolo chiave e solido nello spiegare l’impegno dei social media oltre agli altri fattori che abbiamo considerato.

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Il phubbing impedisce una connessione autentica con l’Altro e disintegra le abilità sociali

Poiché il phubbing influisce sulle nostre relazioni, ha effetto sul nostro benessere psicologico. 
Infatti, la connessione autentica è la chiave per la salute mentale degli adolescenti (e non solo).
Più specificatamente, una connessione autentica inizia quando riveliamo il nostro vero io a un’altra persona e ci troviamo ad essere genuini e vulnerabili.
Allora succede che ciò che sentiamo dentro di noi è coerente con il modo in cui interagiamo con gli altri.
Il proliferare dei social media, fa si che gli adolescenti si impegnino meno nella socializzazione di persona.
Questo comporta come conseguenza la disintegrazione delle abilità sociali negli adolescenti a causa dell’uso eccessivo della tecnologia.

Come evitare il phubbing?

1) Create zone smartphone free

Famiglie, genitori e figli, coppie e gruppi di amici, possono decidere consapevolmente di trascorrere del tempo insieme senza telefono. 
Fate una passeggiata, mangiate assieme senza avere il telefono sottomano.  

2) Disattivate le notifiche

I suoni emessi dai nostri smartphone innescano automaticamente la compulsione a controllare il telefono, soprattutto per chi dipende dal dispositivo. 
Disattivate le notifiche, aggiornamenti sui social media, messaggi, etc.
Insomma senza suoni emessi, vi “dimenticherete” per un po’ del vostro telefono.

3) Se usate il telefono andate altrove

Se sentite il ​​bisogno di usare il telefono cercate di non snobbare qualcuno seduto di fronte a voi. Se lo avete provato, sapete quanto sia spiacevole.

4) Dite cosa pensate del phubbing

Se vi sentite feriti dall’atteggiamento di phubbing, parlatene.

Gli altri potrebbero non rendersi conto di quanto il loro comportamento vi influenzi. 

Magari saperlo può incoraggiarli a mettere da parte il telefono. 

Inoltre, potrebbe portare a una conversazione importante sulla relazione e non parliamo solo del partner, ma anche di amici, familiari o colleghi.

Insomma, ricordiamo che il phubbing può influenzare le nostre amicizie e i sentimenti di chi ci è vicino. 
Inoltre, meno tempo al telefono significa più tempo per conversazioni significative.
Queste interazioni positive alla fine andranno a beneficio della nostra salute mentale e del nostro senso di connessione e appartenenza. 
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