Einstein il segreto della felicità in Giappone.
Quando Einstein svelò il segreto della felicità al Giappone
Cosa è la felicità? E cosa c’entra con il Giappone? In un periodo così complicato in cui tutti noi sogniamo un mondo libero e privo di dolore e guerre, vogliamo parlare di una delle emozioni fondamentali più importanti di ogni essere umano: la felicità. Se ognuno di noi, potesse provarla veramente un po’ più spesso, forse vivremmo in un mondo migliore.
Tutti conosciamo Albert Einstein, celebre scienziato, conosciuto per aver scoperto la teoria della relatività e tante altre intuizioni in grado di cambiare il mondo.
Tuttavia, il grande fisico non amava occuparsi solo delle regole che determinano spazio e tempo. Ma era molto interessato alla psicologia e alle regole che governano il nostro stato mentale.
In questo articolo, vogliamo raccontarvi un aneddoto su questo personaggio: Einstein il segreto della felicità in Giappone.
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Einstein e la ricerca della felicità
Einstein durante le varie interviste fatte nella sua vita, amava parlare della ricerca della felicità. Nelle sue dichiarazioni, più volte ha sostenuto che ogni scienziato sarebbe d’accordo sul fatto che complessivamente i cittadini di qualsiasi metropoli americana (si parlava negli anni Venti/Trenta del secolo scorso) siano più felici rispetto agli abitanti di una città greca o babilonese del passato. Ma è davvero così?
Il 1922 fu un anno molto complesso per Albert Einstein dato che riuscì a completare il primo articolo sulla teoria dei campi unificati. Ed in seguito andò a Parigi con l’obiettivo di normalizzare le relazioni franco-tedesche. In più, entrò a far parte di un comitato di intellettuali presso la Società delle Nazioni.
La fama di Einstein raggiunse tutto il mondo e ad un certo punto fu invitato in Giappone per una serie di conferenze. Lo scienziato ne fu felice, poiché Einstein sentiva una forte affinità per il paese, anche se non c’era mai stato. Come dichiarò: “L’invito a Tokyo mi ha fatto molto piacere, poiché mi interessavo da molto tempo alle persone e alla cultura dell’Asia orientale”.
Poco prima di andare in Asia, Einstein scoprì di aver vinto il Premio Nobel per la fisica nel 1921: ma nonostante la felicità provata, non cambiò i suoi piani. E invece di partire per Stoccolma e andare alla cerimonia di premiazione, decise di mantenere fede alle sue promesse e proseguì per il Giappone.
Einstein in Giappone
Einstein giunse nel porto di Kobe a novembre del 1922 acclamato da una folla immensa. Allo stesso modo, le persone seguivano le sue conferenze nel paese. Una volta là, Einstein si trovò continuamente circondato da curiosi ammiratori.
Quando arrivò a Tokyo migliaia di persone lo omaggiarono al Palazzo Imperiale, durante il suo incontro con l’Imperatore e l’Imperatrice. E ben 2500 persone pagarono per assistere alla prima conferenza nella capitale giapponese, che durò circa 4 ore, ovviamente con traduzione.
Einstein fu davvero sorpreso di questo successo, tanto che confidò a sua moglie Elsa, che “Nessuna persona vivente merita questo tipo di accoglienza”.



Porto di Kobe
Einstein il segreto della felicità in Giappone: le 17 parole della felicità di Einstein
Einstein soggiornò all’Imperial Hotel di Tokyo e la sua biografia ufficiale narra che un giorno un corriere bussò alla porta per effettuare una consegna. Si dice che forse il corriere rifiutò la mancia, oppure Einstein non aveva spiccioli, ma lo scienziato voleva comunque dare qualcosa al giovane per il disturbo.
Probabilmente stava ancora pensando alla ricerca della felicità, perché al fattorino, Einstein porse un paio di biglietti di carta firmati da lui, al posto della mancia.
Su uno c’era scritto in tedesco “Una vita tranquilla e modesta porta più felicità della ricerca del successo unita a una costante irrequietezza”. E sul secondo foglietto si poteva leggere: “Dove c’è una volontà, c’è un modo”.



Il biglietto autografo di Albert Einstein venduto per 1,56 milioni di dollari.
Einstein disse al fattorino di conservare quei pezzi di carta, poiché avrebbero potuto essere preziosi in futuro. Forse lo scienziato sapeva che la sua firma autografa, avrebbe avuto un immenso valore un giorno.
Oppure stava solo passando un suo pensiero ai posteri. Ciò che è certo è che il suo gesto si è rivelato incredibilmente generoso. Perché? Nel 2017 il foglietto – ora di proprietà di un nipote del fratello del fattorino giapponese che vive in Germania – è stato venduta all’asta per 1,56 milioni di dollari ad un acquirente anonimo, mentre il secondo pezzetto di carta, ha raggiunto un valore di 240 mila dollari. La compravendita è avvenuta in una casa d’aste di Gerusalemme.



Il secondo biglietto scritto da Einstein venduto per 240 mila dollari.
Einstein il segreto della felicità in Giappone: Einstein aveva ragione sulla felicità?
Ma Einstein ha detto cose giuste sulla felicità? Davvero è meglio accontentarsi della modestia, piuttosto che lottare per il successo? Beh, non è così semplice. Intanto, è indubbio che il suo genio avesse compreso alcune cose sulla felicità, prima che la moderna psicologia le confermasse.
Ma alla fine dobbiamo sottolineare che il concetto di felicità non può essere considerato univoco.
Spesso, le persone parlano di felicità per i concetti più vari, come piaceri momentanei del tipo di mangiare un buon dolce, ricevere un massaggio, bere un buon vino o accarezzare un cucciolo.
In altre situazioni, si parla di felicità in merito a soddisfazione della vita o senso di appagamento personale quando si raggiungono obiettivi importanti o si vive in armonia con i propri valori. Si tratta di tipi diversi di felicità che possono apparire in antitesi.
In realtà, non si può sempre e solo perseguire grandi sogni e ideali. Allo stesso modo, non è possibile sempre e solo appagarsi delle piccole cose, poiché potrebbe lasciare del vuoto se è tutto ciò che si ha nella vita.
In più, la ricchezza psicologica porta a un’altra forma di felicità che deriva dall’avere esperienze ricche e varie, ovvero la gioia di sentire di aver visto e sperimentato tanto di ciò che il nostro bellissimo pianeta ha da offrire.
La felicità sta davvero nelle piccole cose?
Insomma, esistono molteplici definizioni di felicità: sta a ognuno di noi decidere cosa valga davvero. Ed Einstein lo aveva compreso chiaramente scrivendo sul biglietto dell’hotel due possibili strade: o verso la contentezza o verso il successo.
Il segreto della felicità di Einstein si allinea abbastanza al moderno concetto psicologico del “tapis roulant edonico”, individuando la scelta che tutti dovremmo fare e ciò probabilmente dipende in una certa misura dalla personalità di ciascuno.
Cosa è un il tapis roulant edonico?
Un tapis roulant edonico è una metafora a indicare che un aumento della ricchezza materiale non significa necessariamente un incremento del livello di felicità personale: in sintesi, non sono i soldi a rendere felici.
In merito, lo psicologo Frank T. Mc Andre ha spiegato: “Lavoriamo molto duramente per raggiungere un obiettivo, anticipando la felicità che porterà. Sfortunatamente, dopo una breve correzione, torniamo rapidamente alla nostra linea di base, al modo di essere ordinario e iniziamo a inseguire la prossima cosa che crediamo quasi sicuramente – e infine – ci renderà felici”.
In effetti, se pensiamo a personaggi come Elon Musk e Mark Zuckerberg, è difficile pensare che la loro felicità possa essere basata su “una vita calma e modesta”. E fra le persone più semplici e meno esigenti del pianeta e loro, ci sono tutti gli altri, ognuno con bisogni di felicità differenti.
Einstein nella sua nota mise a fuoco questo concetto parlando di “ricerca del successo” e “costante irrequietezza”. Secondo Einstein se si basano i successi su indicatori esterni, non si raggiungerà mai la serenità, nonostante i tanti sforzi. In effetti, Einstein aveva raggiunto l’apice del successo scientifico definito e confermato dall’esterno, quindi chi meglio di lui poteva saperlo?
Einstein il segreto della felicità in Giappone: le sue 17 parole
Insomma, la felicità è prima di tutto, un atto di equilibrio: se si cerca troppo e soltanto il successo personale basandolo sul riscontro con l’esterno, forse la vita sarà infelice. Ma se non si fa nulla per crescere, non si sta comunque bene. Molto dipende da come si giudicano i progressi personali, in base a misure interne come autostima e capacità, oppure a fenomeni e parametri esterni come riscontro dal pubblico e ricchezza in denaro.
Nemmeno Einstein è riuscito a racchiudere nelle sue 17 parole tutto ciò che occorre sapere sulla felicità, ma il suo messaggio resta qualcosa di importante che tutti possiamo e dobbiamo tenere a mente. In fondo, la felicità non è un concetto così semplice e ognuno di noi deve scoprire la sua personale definizione intimamente, per sé stesso, considerando che la stessa definizione di felicità è personale e soggettiva e può anche mutare nel tempo.
Tuttavia, qualunque sia la propria scelta, occorre fare attenzione a sforzi vani e infiniti perché portano a logorare. Inseguire il successo esterno, spesso implica il dover “correre” verso un obiettivo dove l’orizzonte felicità si allontana, anche se continuiamo la corsa allo stremo.
Einstein ne ha parlato nel 1922 e per lui era vero: in quanto scienziato di maggior successo al mondo, sapeva che con le sue 17 parole ci avrebbe fatto un grande regalo: ognuno di noi può creare la sua personale felicità.
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