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LGBT Giappone legge uguaglianza.
Tokyo 2021: i gruppi LGBT del Giappone chiedono una legge per l’uguaglianza
In Giappone, le prossime olimpiadi posticipate al 2021, hanno aperto la possibilità di una petizione per pari diritti e pari dignità sociale, a favore dei gruppi LGBT.
L’obiettivo è di avere finalmente una legge che tuteli l’uguaglianza ed i diritti della comunità LGBT.
I rappresentanti dei gruppi che supportano la petizione, hanno in programma di sottoporla ai legislatori per la discussione parlamentare.
Questo, in modo da avere una legge che tuteli la comunità LGBT per il 2021.
LGBT Giappone legge uguaglianza: il lancio della petizione dei gruppi LGBT in Giappone
Il 15 ottobre, i gruppi LGBT e gli attivisti per i diritti umani in Giappone, hanno lanciato una petizione chiedendo – finalmente – una legge sull’uguaglianza LGBT per i cittadini del paese del Sol Levante.
Questo, nella speranza che possa diventare realtà per il 2021, quando il Giappone ospiterà le Olimpiadi e di fatto, sarà al centro dell’attenzione di tutto il mondo.
La comunità LGBT giapponese vive ansie non solo legate al Coronavirus, ma anche in termini di discriminazione sul luogo di lavoro.
Una legge sull’uguaglianza come “eredità” dei Giochi Olimpici di Tokyo 2021
Gli attivisti LGBT – nella persona di Yuri Igarashi, co-rappresentante della Japan Alliance for LGBT Legislation – sperano che questa legge possa garantire la parità dei diritti e dignità sociale, per le persone facenti parte della comunità LGBT.
Igarashi è una dei tanti promotori.



Yuri Igarashi : fonte Facebook
Con lui, Gon Matsunaka, della Pride House Tokyo Legacy; Kanae Doi, Direttore giapponese di Human Rights Watch; Yuichi Kamiya, della Japan Alliance for LGBT Legislation e Fumino Sugiyama (transgender) ed ex atleta olimpionico, rappresentante del Tokyo Rainbow Pride. Qui il video promo del Pride 2020:
I promotori della petizione sperano che questa legge possa essere una vera e propria “eredità delle Olimpiadi”.



LGBT Giappone legge uguaglianza: il conformismo giapponese spinge lesbiche, gay, bisessuali e transgender a nascondersi
Anche se il Giappone negli ultimi anni ha mostrato una maggiore consapevolezza delle differenze sessuali nella popolazione, spesso si tratta di una considerazione solo superficiale.
Nel paese regna il conformismo.
In più, le forti pressioni sociali, spingono e costringono ancora molte lesbiche, gay, bisessuali e transgender a nascondersi, anche alle loro famiglie.



I cerchi Olimpici nell’isola artificiale di Odaiba, Tokyo – Ph. M. Parmigiani
LGBT Giappone legge uguaglianza: in Giappone il matrimonio fra persone dello stesso sesso non è riconosciuto
Allo stato attuale, il matrimonio tra persone dello stesso sesso non è legalmente consentito in Giappone.
Inoltre, le persone transgender devono obbligatoriamente rimuovere i loro organi riproduttivi, se hanno l’obiettivo di far sì che i cambiamenti di sesso, si riflettano nei documenti ufficiali.
Si tratta di un requisito considerato disumano sia da esperti e medici di altri paesi lungimiranti, sia da gruppi per la tutela dei diritti umani.



LGBT Giappone legge uguaglianza: un esponente del Governo conservatore Suga ha collegato alla comunità LGBT il calo delle nascite in Giappone
Lo spiacevole intervento fatto recentemente da un membro dell’assemblea locale a Tokyo, appartenente al partito di governo conservatore di Yoshihide Suga, ha suscitato indignazione.
In questa vicenda, le persone LGBT sono state “collegate” al tasso di natalità in calo del paese.
Questo per diffondere l’idea che proteggere le minoranze sessuali corrisponda ad abbassare ulteriormente il numero di nascite del paese.
Il Giappone si colloca tra i paesi OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) più arretrati per l’uguaglianza LGBT.
Yumiko Murakami, capo dell’OECD Tokyo Center, ricorda che i membri della comunità LGBT in Giappone non sono nemmeno censiti.



Fonte – Instagram: andmariobooks
Di fatto, in Giappone non esiste nemmeno una stima della popolazione per le minoranze sessuali.
Questo fa davvero pensare anche noi italiani, che in fatto di riconoscimento dei diritti LGBT non siamo proprio un esempio.
Marzia Parmigiani
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